Il 13 ottobre 1925 nasceva Margaret Hilda Roberts, poi divenuta baronessa Thatcher, e in Italia, per celebrarne i 100 anni della nascita è stato pubblicato dall’editore Liberilibri il libro La donna che ha cambiato il mondo. Margaret Thatcher e la sua eredità a cura di Luca Bellardini con prefazione di Federico Carli. Il libro raccoglie sei saggi, tra cui quelli di Domenico Maria Bruni e Lorenzo Castellani che esplorano la visione thatcheriana, il suo impatto storico e la sua eredità nel tempo, e racconta come la “figlia del droghiere” (appellativo affibbiatole dalla Regina Madre) riuscì, con intelletto e determinazione, a difendere il bene più prezioso: la libertà.
La raccolta dei saggi proposti, vogliono ricostruire e presentare al grande pubblico una figura a tutto tondo della Lady di ferro (definizione che le diede un giornale russo, definendola Железная леди, Zheleznaya ledi che può essere tradotto in inglese con “Iron Lady” quando nel 1976 la neo leader del Partito Conservatore tenne un celebre discorso in cui attaccava duramente l’Unione Sovietica), partendo dal sostrato socio culturale in cui crebbe e arrivò al potere, come lo esercitò e quale può essere ancora oggi l’eredità che è importante scoprire o riscoprire, in quest’epoca in cui sembra impossibile una visione non collettivista della società, ed in cui l’individualismo è considerato un disvalore grave, mentre solo ciò che promana dallo Stato per la società viene proposto come buono e giusto, anche quando lede le libertà più essenziali, come il diritto di proprietà, alla salute, di scelta di vita (o di morte).
Grazie alla sua capacità politica l’Inghilterra superò una visione di se stessa agricola ed industriale per approdare alla contemporaneità, all’economia dei servizi che conosciamo oggi. Non le interessava l’esercizio del potere in sé, ma la possibilità di cambiare la vision del Paese, e attraverso la tutela della libertà, tutelare l’individuo, unico soggetto in grado di creare valore ed apportare un miglioramento diffuso da cui avrebbero potuto trarre beneficio tutti gli altri individui. Era un paradigma valoriale nuovo, peraltro proposto da una donna e per questo non le furono risparmiate le critiche, sia dal sistema politico di cui faceva parte che dall’esterno. Nonostante ciò, alcune delle battaglie ideologiche, economiche e sociali che intraprese rimarranno a lungo nella memoria degli inglesi, e non solo.
Oltre alla famosa lotta contro i sindacati dei minatori, non meno importante fu la sua riforma della scuola (la Thatcher prima di diventare Primo ministro fu anche ministro dell’Istruzione), che lei vedeva quale mezzo di promozione sociale, il nostro decantato ascensore sociale. Ma questo ascensore, per essere efficace e sollevare davvero le persone dalla loro condizione di partenza verso obiettivi più alti ed importanti, lo aveva pensato impegnativo, perché doveva permettere ai migliori di emergere, quindi non poteva essere facile come si è invece scelto di realizzare il sistema scolastico italiano, spesso molto poco attento alla meritocrazia e percepito più come un mero parcheggio, o un esamificio (l’importante è il pezzo di carta, non cosa si possa fare una volta preso), privo dunque dell’attenzione agli scopi individuali degli studenti.
Un altro campo in cui forse molti dimenticano la sua determinazione è quello dello sport, ed in particolare nel calcio. Dopo i gravi incidenti dell’Heysel (episodio che rimarrà ancora a lungo nella storia e nella memoria anche del calcio italiano, con 39 morti) e la strage di Hillsborough (96 morti) considerata la più grande tragedia sportiva inglese, la Lady di ferro salvò il calcio britannico e con il Rapporto Taylor sconfisse definitivamente gli hooligans, perché a seguito di tali eventi ebbe modo di intraprendere un importante ripensamento sulla sicurezza degli stadi e una nuova organizzazione della gestione dei tifosi. Ma la Thatcher, a seguito di tali gravi episodi, come prima misura, ritirò immediatamente tutte le squadre del proprio paese dalle competizioni internazionali, imponendo alle squadre una punizione severissima, ben prima dell’intervento della Uefa. Non c’era bisogno di attendere lo stimolo esterno per riconoscere e rispondere della propria responsabilità, e dei gesti degli hooligan.
La Thatcher, fu dunque ispirata nella sua azione politica dalla volontà di essere paladina della libertà individuale, seppur sempre collegata alla responsabilità (altrettanto individuale) ritenendo che non ci dovesse essere alcuna scusa di natura sociale che potesse fare eccezione a tale convergenza. Il suo alto senso del dovere, e del porsi al servizio degli altri non le avrebbe consentito di fare altrimenti, e fu il bene dell’Inghilterra.
Da queste premesse è nato il libro, e ricordarla oggi, nel nostro Paese, seppure in occasione di una ricorrenza speciale come può essere il centenario della nascita, “non è un’operazione scontata”. Se la sua eredità è in qualche modo indiscussa, la sua attualità non è altrettanto scontata per tutti, nonostante sia abbastanza evidente che le sue politiche che all’epoca risollevarono il Regno Unito, il “grande malato d’Europa”, dopo anni di stagnazione, oggi sarebbero utilissime per risollevare un altro grande malato, il continente europeo, la cui crisi di valori, politica, economica, sociale e culturale avrebbe estremamente bisogno di una baronessa inglese, più che tedesca.
(**) Leggi il Taccuino liberale #1, #2, #3, #4, #5, #6, #7, #8, #9, #10, #11, #12, #13, #14, #15, #16, #17, #18, #19, #20, #21, #22, #23, #24, #25, #26, #27, #28, #29, #30, #31, #32, #33, #34, #35, #36, #37, #38, #39, #40, #41, #42, #43, #44, #45, #46, #47, #48, #49, #50, #51, #52, #53, #54, #55, #56, #57, #58
Aggiornato il 10 ottobre 2025 alle ore 10:18
