
Temo di essere, come molti, davanti ad un bivio, e di fronte ad un enorme banco di nebbia.
Quello a cui stiamo assistendo non abbiamo nessuna possibilità di immaginare come e quando possa finire; quindi, creare strategie diventa quasi una missione impossibile.
Come Federica Brignone, ieri alzatasi dal suo letto e scesa in pista per portare a casa anche il titolo italiano e ritrovatasi a dormire in un letto di una clinica con un infortunio così pesante che davvero mette in forse tutto il suo futuro di sciatrice (quindi forza Federica, che testa e cuore spingano il tuo corpo a procedere in discesa, senza intoppi fino a Cortina, e non perché le Olimpiadi si svolgano in suolo italico, ma perché meriti quel podio, e anche il gradino più alto. Lo meritavi già da ieri, prima della gara, lo meriti ancora di più da oggi. Buon lavoro, la strada è lunga ma la missione meno impossibile di quella che toccherà a tutti noi), anche noi pensavamo di avere un certo futuro davanti, ma poi è arrivato il buio all’improvviso e ora non sapremmo dire nemmeno come saremo tra 12 mesi. Andremo anche noi di nuovo in pista come punta a fare Federica? O dovremo arrenderci e riformulare interamente la nostra vita? Stiamo vivendo solo un brutto infortunio o la situazione geopolitica attuale determinerà una sorta di modifica dell’asse gravitazionale del pianeta?
Parlare oggi di libertà, di libero scambio, di teoria economica liberale, quando la parola più utilizzata questa settimana è “dazi” fa quasi vacillare la forza di qualsiasi liberale, che quasi inerme non si capacita di assistere a quello che sta avvenendo negli Usa, in Ue in risposta alle politiche economiche Usa, e nel resto del pianeta.
Vale la pena investire nella diffusione del pensiero liberale, che sembra quasi scomparso ovunque dal panorama intellettuale e come strumento di analisi e di strategia?
Possibile che anche in questa occasione non ci sia almeno una persona liberale, autorevole e carismatica che, come un giullare alla corte di un re dispotico, non avvisi tutti che il re è nudo?
E così, conclusa una Scuola di Liberalismo volta a diffondere le idee di un grande liberale, Luigi Einaudi, la risposta sembra essere una sola: continuare a diffondere tra i giovani le idee liberali, perché il domani lo devono iniziare a costruire oggi, e perché comunque sono la nostra sola speranza.
Ho frequentato la Scuola di Liberalismo nelle edizioni 1991-1992 e poi dal 1993 ne ho seguito l’organizzazione; quindi, ho visto passare sotto la lente liberale diverse generazioni di giovani che si approcciavano a questa teoria. Tranne un paio di casi, che comunisti erano quando sono entrati e sostanzialmente comunisti sono rimasti anche dopo aver frequentato la Scuola di Liberalismo, perché impermeabili a tutto (avevano frequentato la Scuola solo perché era cool farlo; radical chic è anche fare qualcosa per dire che si, sei andato a vedere come i non radical chic fanno, per conoscerli, ma solo per poi poterli disprezzare meglio o distinguersi con maggior vigore), tutti gli altri hanno portato con sé un seme di libertà, che è germogliato nel tempo ed ha prodotto i suoi frutti. Chi ha poi esplicitato la propria cultura liberale nella professione, chi nella crescita dei propri figli, o nel rapporto con i propri collaboratori, ma ognuno ha abbracciato quell’idea di libertà quale assenza di coercizione, che è la differenza precipua di un liberale dal resto del mondo. Non parliamo di liberal o democratici, che amano tanto accomunarsi ai liberali. Care signore e signori lib-dem, la differenza sta nel “di” o “da”, voi amate la libertà di, noi liberali quella da; quindi, non siamo uguali quando parliamo in termini di libertà, e quel di o da determina talmente tante conseguenze, a volte diametralmente opposte, che sappiamo benissimo entrambi, che una vocale può fare la differenza.
Quando dinanzi a fenomeni e situazioni complesse come quelle a cui assistiamo in questi tempi attuali, ci troviamo dinanzi al bivio della strada facile della interpretazione della massa, e quindi dell’abbracciare la posizione di questo o quello, come allo stadio si va a tifare per la propria squadra (ma è davvero la “nostra” squadra?) o della strada impervia del capire, approfondire, e magari anche a restare spettatori finché la nebbia non si dirada ma preparandosi ad affrontare il dopo, con un paziente ritorno ai fondamentali, allora la scelta diventa più chiara.
Per preparare qualcosa di nuovo, si deve puntare sui giovani a cui far conoscere la libertà liberale, far comprendere la differenza tra il “di” o il “da”, per aiutarli a costruire almeno i loro prossimi 10-20 anni, poi faranno il check di quello realizzato e faranno altri piani.
Bisogna puntare sulla costruzione intellettuale e culturale delle giovani generazioni (che poverine già non si rendono conto che le hanno ingabbiate in definizioni che li riducono addirittura ad una lettera) per farli appropriare del valore di individui quali soggetti unici dell’agire umano, per non cadere vittime delle sirene collettiviste che in cambio del loro voto e del loro sacrificio, promettono loro l’Eden, quando invece sono solo maiali che vogliono comandare nella fattoria.
Così non resta che moltiplicare gli sforzi, puntare sui giovani, che purtroppo sono numericamente inferiori agli anziani, ma qualitativamente migliori e dotarli degli strumenti di libertà, senza i quali i loro giochi sarebbero conclusi prima di iniziare.
E così il bivio diventa opportunità, sfida, e indica la via. Aiutare i giovani a non essere vittime inconsapevoli di chi promette loro più libertà di, ma a scegliere a costruirsi da soli una libertà da. Dalla politica, dai collettivisti di ogni risma, dalla scuola ideologizzata, dagli aggressori di ogni tipo. È una scelta ardua e coraggiosa che i molti lib-dem prenderanno in giro, ma noi, francamente un po’ ce ne infischiamo, perché il domani, da domani, è un altro giorno, e noi possiamo scegliere se viverlo e sentirlo libero da, o libero di. È una questione di scelta, e possiamo imparare a sceglierlo, ed il nostro impegno è quello di provare ad insegnare il metodo per sceglierlo ai migliori sulla piazza. Così continueremo, come persone in trincea, pancia a terra, con umiltà ma sorretti dai fondamentali liberali a svolgere ogni iniziativa possibile per la diffusione dell’idea di libertà e della teoria del liberalismo, come antidoto alle ideologie imperanti di ieri, di oggi o di domani.
E per la nuova edizione della Scuola di Liberalismo, stay tuned!
(*) Leggi il Taccuino liberale #1, #2, #3, #4, #5, #6, #7, #8, #9, #10, #11, #12, #13, #14, #15, #16, #17, #18, #19, #20, #21, #22, #23, #24, #25, #26, #27, #28, #29, #30, #31, #32, #33
Aggiornato il 04 aprile 2025 alle ore 16:20