Il taccuino di questa settimana prende forma a Parma, in Emilia-Romagna, regione reduce dalla tornata elettorale per il rinnovo del governatore della Regione.
Alle elezioni in Emilia-Romagna sono andati a votare circa 1,7 milioni di elettori, pari al 46,4 per cento degli aventi diritto: quindi, ha votato meno della metà degli aventi diritto al voto. Il dato percentuale è in calo di 21 punti rispetto al 2020, ma è almeno più alto di nove punti rispetto al record negativo più basso, registrato nel 2014, quando votò solo il 37 per cento degli aventi diritto.
Ascolto i discorsi tra alcuni lavoratori del settore costruzioni, ed un capo cantiere mi dice che l’Emilia-Romagna è fatta così: a livello locale, di sindaco, si vota la persona. Nei paesi e anche nelle città di provincia non importa la fede (immagino politica) del candidato sindaco; si vota la persona, e se conosci e hai fiducia in qualcuno che vuole essere eletto in Comune lo voti, e non importa il colore politico. Invece per la Regione o la politica le cose cambiano perché l’Emilia-Romagna è rossa, è di sinistra, la pensa così e sarà sempre così. La destra non vincerà mai, perché è impossibile cambiare la gente. Mentre mi parla mi guardo intorno e vedo ben tre veicoli che sul portatarga esibiscono il logo di UnipolRental, noleggio a lungo termine. Hanno ovviamente polizze Unipol, sia per i veicoli che per le altre coperture assicurative. Non c’è altra compagnia. Più che un pensiero politico, una fede e quindi fedeltà di voto, mi pare un sistema che va ben oltre la sfera politica e che nel momento politico vede l’occasione per riscuotere quel consenso che il sistema crea, mantiene e tiene sotto controllo.
Quando gli chiedo cosa ne pensa dell’affluenza così bassa fa una piccola smorfia; è un qualcosa che non si aspettava e che proprio non si giustifica. Faccio presente che quel 54 per cento di elettori che non è andato ad esprimere il proprio consenso è maggioranza nella regione e chiedo anche che tipo di leasing e polizze possano avere quegli elettori. È abbastanza stizzito e mi confessa che questo è un brutto segno, perché si dovrebbe andare a votare.
La regione improvvisamente sembra essere sbiadita, niente più rosso, niente più fede o fervore politico.
Da liberale, questo assetto mi richiama alla mente l’idea del monopolio, un granitico monopolio della politica che si auto-alimenta come può e che viene al limite contrastato solo dalla forza personale del carisma dei singoli sindaci, degli eletti nei Comuni, dove il controllo da parte degli elettori è così forte e pervicace che è meglio un amico personale che uno del partito ma che chissà se fa gli interessi della comunità. Quindi quella maggioranza silenziosa che non se l’è sentita di andare ad esprimere la propria preferenza per l’una o l’altra candidatura, cosa ha voluto comunicare?
Torno sui miei passi, dietro di me voci emiliane si mischiano a voci calabresi, albanesi, piemontesi. Lì, tutte per lavorare, per produrre, per cercare di fare grande la regione e forse il Paese intero. Affianco a me un ingegnere, che ha progettato una strada di circa 7 chilometri che, dopo oltre 10 anni dal momento in cui è stata chiesta l’autorizzazione per costruirla, non è ancora finita. Andrà in pensione nell’estate del 2025 e non è sicuro che riesca a vederla completata ed in funzione prima che smetta di lavorare. Mi racconta che suo padre era capo cantiere di una tratta della A1, quella ardita opera ideata per unire il nord con il sud d’Italia. Il padre ne vide la fine della costruzione. Erano circa 800 chilometri, la cui realizzazione aveva difficoltà tecniche inedite per il Paese che presentava molte arretratezze all’epoca, ma aveva voglia di diventare grande, di crescere. L’autostrada A1 fu finita in tempo record, in soli 8 anni, e consegnata una settimana prima del termine previsto. Oggi, per realizzare 7 chilometri, ci possono volere anche oltre 10 anni.
Forse sta un po’ anche in questo l’affanno di quel 54 per cento di elettori che non vota, a fronte di quel 46 per cento che va a votare con la macchina UnipolRental.
(*) Leggi il Taccuino liberale #1, #2, #3, #4, #5, #6, #7, #8, #9, #10, #11, #12, #13, #14, #15
Aggiornato il 22 novembre 2024 alle ore 18:04