Taccuino Liberale #58

Il sindaco di un capoluogo di provincia in centro Italia sta studiando l’adozione di una delibera volta a bloccare la vendita, nelle farmacie comunali, dei farmaci prodotti da industrie israeliane, per esprimere la condanna al conflitto in Medio Oriente.

La notizia ha dello sconcertante per chi ha a cuore la libertà individuale e del mercato, che venga poi adottata o meno, anche solo per il fatto che un’autorità pubblica possa pensare all’uso di una simile misura politica in un ambito importante come la salute pubblica

Un liberale ritiene che i consumatori, siano individui consapevoli e capaci di esprimere le proprie preferenze attraverso i propri acquisti e quindi di premiare le imprese che soddisfano anche i propri valori “politici”. Chi non ricorda le – tristi – battaglie antiamericane di certi simpatizzanti politici antiamericani contro i prodotti made in Usa, come la Coca Cola o i jeans, di alcuni decenni fa?

Partiamo dunque dalla constatazione di alcuni fatti, per analizzare con la lente liberale questa notizia. Il sindaco nel comune ha ampi poteri sulla salute pubblica. A lui ne compete la tutela. Questo gli consente di emettere ordinanze e delibere in materia, ma disporre il blocco della vendita di farmaci per attuare una propria convinzione politica è agire nell’ambito dei poteri dell’ordine pubblico o è travalicare i poteri conferiti dall’ordinamento?

È esercizio lecito del potere una compressione arbitraria della libertà individuale, per dare attuazione al “sentimento cittadino pubblico” (tutti i cittadini? e se qualcuno non è d’accordo come può esprimere il proprio dissenso o dissociarsi?) che vuole mostrare in tutte le sue forme la propria vicinanza al popolo palestinese, o è superamento e riduzione della libertà individuale che ha diritto di trovare ed acquistare quello che preferisce potendo operare autonomamente le proprie scelte come homo economicus senza che qualcuno lo obblighi a comprare o non comprare qualcosa, ed in particolare un farmaco con il quale curarsi? Una simile deliberazione non è in contrasto con l’articolo 32 della Costituzione? 

Acquistare un farmaco può derivare da una prescrizione, alla quale ci si dovrebbe attenere se ciò risponde ad un’esigenza curativa, oppure può essere frutto di una libera scelta, se si tratta di prodotti da banco. Scelte individuali che ognuno può compiere in qualsiasi momento e quando vuole, non solo oggi, ogni giorno per tutta la propria vita.

Eppure, un sindaco pro tempore ritiene di dover indirizzare il diritto di libero acquisto, o di prescrizione medica, imponendo l’assenza di un tipo di prodotto, come se i cittadini del comune che amministra, o chi è di passaggio nelle farmacie comunali di quella città, non sia in grado di compiere le proprie scelte individuali di acquisto, che esprimano o rispettino anche il proprio punto di vista etico. 

Se si ritiene un’azienda poco etica perché appartiene ad un paese in guerra, concorrere con la propria scelta di non acquisto dei suoi prodotti è il miglior modo per esprimere il dissenso. Ma una scelta che risponda al proprio senso etico è diversa da uno stato etico. 

Questo un liberale lo sa benissimo, e si stupisce sempre nello scoprire che ci sono invece tanti cittadini disposti a cedere la propria libertà personale in cambio di un’adesione collettivista ad una causa, seppur giusta, che però pone un vulnus, dato che, se oggi riguarda le medicine, domani cos’altro potrebbe limitare?

Inoltre, come la mettiamo con persone che non vivono in quel comune, che vi transitano o soggiornano brevemente che si trovano a dover subire una simile scelta politica? Come possono vedersi garantito il diritto alla cura se in farmacia non trovano certi farmaci, perché frutto di un’imposizione politica ed ideologica? 

Ricordiamo che le farmacie sono sottoposte ad un regime di autorizzazione volto a limitarne la presenza sul territorio, per questo la mancata presenza di farmaci potrebbe seriamente compromettere il diritto di libera scelta dei cittadini. Se vivi nel quartiere con la farmacia privata puoi comprare quello che vuoi, se hai la sfortuna di vivere in quello in cui c’è solo la farmacia pubblica, puoi comprare solo quello che qualcun altro sceglie per te. 

A quanto pare, per un rappresentante di una pubblica istituzione, i cittadini anche in farmacia (pubblica), hanno bisogno del potere – pubblico – che li indirizzi.

Questa è evidentemente l’idea del sindaco, che però dimentica che la salute è anche dello studente fuori sede, dell’ateo, dell’ebreo, e dell’immigrato. Oggi sono i farmaci israeliani, e domani?

Orwell ci aveva visto benissimo e lunghissimo. Purtroppo, è stato letto poco e soprattutto è stato poco capito ed i risultati sono arrivati.

Fin dove si può comprimere la libertà individuale e del mercato? Le scelte sono frutto della libera espressione delle preferenze individuali, quando vengono compresse si lede la libertà individuale, ma la rana questa lezione non l’ha ancora imparata abbastanza bene per evitare di finire bollita.

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Aggiornato il 03 ottobre 2025 alle ore 12:28