Taccuino liberale #49

Il 26 luglio 2024 vedeva la luce il Taccuino Liberale, e quindi domani festeggeremo il primo anno di pubblicazione di questa rubrica. 

Vorrei iniziare con il ringraziare ancora una volta il direttore, Andrea Mancia, per avermi dato l’opportunità di scrivere di cose liberali, o per meglio dire, in modo liberale. Una delle promesse fatte nel taccuino di apertura era quella di “offrire uno spunto disadeguante dal mainstream che si può leggere un po’ ovunque”. 

Questo perché il liberalismo non è un’ideologia politica ma un metodo, una lente con la quale guardare la realtà, ed analizzarla, offrendo una sintesi che non ha la presunzione di offrire la Verità (ideologica), ma di allargare il campo delle possibilità interpretative dei fenomeni sociali, culturali ed economici a cui assistiamo. Il Taccuino continuerà ad essere disadeguante dalla narrazione propagandistica da cui pare non si riesca a rimanere indenni, e ad offrire un esercizio di libertà, quella liberale, per onorare la tradizione della testata che lo ospita, e con la consapevolezza che senza libertà -liberale, quella da, stiamo tutti meno bene. Non abbiamo alcuna intenzione di fare la fine della rana bollita.

Non ci si può e non ci si deve sempre appoggiare allo storytelling preconfezionato chissà da chi, chissà dove, perché leggere fino in fondo un articolo, un libro, comporta utilizzo di tempo e dispiego di energie. Non ci si può e non ci si deve accontentare della prima immagine che viene proposta, va guardata con spirito critico, soprattutto ora che l’Ia viene usata a piene mani e non tutti hanno sviluppato competenze analitiche e critiche inconsapevoli (cioè che applichiamo automaticamente senza dover innescare un processo mentale ad hoc, così come quando siamo in macchina ed innestiamo i comandi di guida senza dover riflettere sul cosa fare, perché abbiamo reso automatici quei processi di valutazione della situazione e di risposta utilizzando i comandi funzionali alla situazione stessa). 

Rispetto all’Ia siamo come neopatentati che si muovono nel mondo della costruzione artificiale e per non essere presi in giro dobbiamo sviluppare capacità cognitive ed intellettive nuove; quindi, un metodo che parte dal presupposto che l’interpretazione della realtà è e deve rimanere fallace, per non farci scadere nella presupposta verità ideologica, ci fornisce senz’altro un’arma di difesa contro le presunzioni intellettuali a cui siamo esposti quotidianamente.

Questo taccuino non ha mai fatto ricorso all’utilizzo dell’Ia e mai verrà utilizzata, e viene pubblicato grazie all’ottimo lavoro fatto da una redazione straordinaria. Persone dietro le cose, due in particolare in redazione, Valentina Diaconale e Stefano Cece. Ci abbiamo provato, ci siamo riusciti, continueremo in questa direzione. È un taccuino artigianale, e tale vuole rimanere, anche se avrà senz’altro qualche innovazione e miglioramento, perché bisogna sempre essere aperti al cambiamento, o il cambiamento ci soverchierà. 

Tuttavia non cederemo alle sirene della “presunta indefettibile ineludibilità” della modernità rappresentata dall’Ia, che per dirla con le parole del professor Luciano Floridi, se è artificiale non è intelligenza, e anche per il prossimo anno, il taccuino continuerà ad essere il frutto di stimoli, sensazioni, fatti (e a volte misfatti) che con la lente liberale possono rivelarsi diversi da come ce la vogliono dare a bere.

Auguri al Taccuino e buona lettura a tutti.

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Aggiornato il 25 luglio 2025 alle ore 13:10