
Lo scorso venerdì si è concluso l’anno scolastico e puntualmente si è assistito al lancio di farina, acqua, in una guerra senza confini tra studenti, fuori delle scuole, tra cui il famoso liceo classico Ennio Quirino Visconti di Roma, quello dell’élite radical chic della città, della rive gauche della Capitale. Il liceo dei vari Giulio Andreotti, ex presidente del Consiglio dei ministri, Roberto Gualtieri, economista e attuale sindaco di Roma, Franco Modigliani, Nobel per l’Economia, Carla Capponi, critica cinematografica e sceneggiatrice, Italo Foschi, scrittore e giornalista, Luigi Gonzaga, studioso di storia dell’arte e critico d’arte, Raffaele Persichetti, docente e professore, Carlo Lizzani, regista cinematografico. Solo per ricordare alcuni alunni prestigiosi.
Seppure la goliardia è esistita nei decenni, protagonista di film famosi, ed esisterà sempre, e quindi nessuno intende stigmatizzarla, tuttavia una riflessione liberale è doverosa e d’uopo. La nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri (e viceversa) recita il principio cardine della libertà liberale, quella da. Quando la guerra goliardica si svolge solo tra studenti (che rimangono responsabili per le eventuali conseguenze), l’atto goliardico può essere un insegnamento; quando invece accade per strada, e viene svolto coinvolgendo anche i passanti, soprattutto le macchine parcheggiate, lasciando la strada sporca per giorni, allora è tutto totalmente diseducativo, e non può essere tollerato, anche perché la pulizia delle strade ricade, come costo sulla collettività cittadina.
Uno studente che pensa di poter fare quello che vuole dove vuole, un dirigente scolastico che tollera che gli studenti dinanzi al liceo possano fare qualsiasi cosa, basta che non accada all’interno, per evitare che si debba pulire con spese a carico del budget scolastico, sta implicitamente rivendicando un modello di vivere comune, tipica espressione della libertà non liberale, ossia la libertà di, il cui esercizio da parte di qualcuno implica necessariamente la riduzione della libertà di qualcun altro.
Consentire agli studenti tali azioni, soprattutto quando tali studenti hanno in fondo la pretesa di rappresentare le future élite della città e del Paese, significa farli ritenere autorizzati a fare ciò che vogliono a scapito della libertà altrui, e aspiranti leader non potranno mai diventare tali con simili convinzioni.
Ci auguriamo quindi che qualcuno spieghi a questi ragazzi che la libertà vera è solo quella il cui esercizio viene fatto nel rispetto della libertà altrui, altrimenti non è libertà, è prevaricazione.
Ricordate Animal farm di George Orwell? Nella fattoria tutti gli animali, democraticamente, erano ritenuti uguali ma alcuni animali erano più uguali degli altri. Sembra una storia molto simile. E di élite convinte di ciò né il Paese né la città hanno bisogno.
(*) Leggi il Taccuino liberale #1, #2, #3, #4, #5, #6, #7, #8, #9, #10, #11, #12, #13, #14, #15, #16, #17, #18, #19, #20, #21, #22, #23, #24, #25, #26, #27, #28, #29, #30, #31, #32, #33, #34, #35, #36, #37, #38, #39, #40, #41, #42
Aggiornato il 13 giugno 2025 alle ore 10:25