Un sistema istituzionale liberale prevede una serie di meccanismi istituzionali di “checks and balances” (controlli e contrappesi) che dovrebbe garantire che nessun potere pubblico (esecutivo, legislativo o giudiziario) possa accumulare ed esercitare troppo potere, opprimendo la libertà dei cittadini.
Questo sistema impedisce, o dovrebbe impedire, l’abuso di potere mantenendo e garantendo l’equilibrio istituzionale complessivo. Per questo motivo, un liberale che ha assistito alla querelle tra la Corte dei conti e il governo avrebbe dovuto sentirsi più leggero e sollevato, perché la vigilanza sulla legittimità degli atti diventa uno degli ultimi baluardi di libertà di un Paese. Ed invece, il mancato visto di registrazione ha scatenato l’ennesima bagarre politica, e quindi d’opinione, mettendo insieme una serie di questioni e commenti a cui ha dovuto porre fine la presidenza della repubblica, invitando ad abbassare i toni.
In buona sostanza siamo di fronte ad un caso che ci pone due alternative: o ha ragione la Corte dei conti, forte del suo ruolo di controllore, per il bene superiore dell’interesse collettivo (leggasi evitare di sperperare denaro dei contribuenti) e allora un liberale non può che plaudire alla tenuta del sistema del “check and balance”, oppure anche un organismo come la Corte dei conti è entrato nell’agone politico, e allora sarebbe opportuno avviare una riflessione sul ruolo che è necessario qualcun altro svolga, per mantenere saldo il sistema di libertà disegnato dai padri costituenti e che è un bene che ci sia in ogni democrazia liberale matura.
Un paio di precisazioni sono doverose. La Corte dei conti è una magistratura, ma non fa parte di quell’ordinamento giudiziario ordinario, che ha per esempio come organi di autogoverno il Csm, che è parzialmente oggetto di riforma da parte di questo Parlamento e Governo. Non sta sull’Olimpo, pronta a lanciare fulmini e saette contro i governanti e le strutture amministrative, ma a via Baiamonti, nel pieno del quartiere Prati a Roma, vicino alla Rai e al Tribunale sia civile che penale, ed ha un bellissimo circolo ricreativo sul lungotevere secondo solo a quello della Farnesina, a cui tutti ambiscono aver possibilità di accesso. Sono quindi perfettamente compenetrati nel sistema politico istituzionale, e spesso tali giudici vengono prestati alla politica per assolvere alle funzioni di consiglieri giuridici di ministri, espletare le funzioni di capo di gabinetto, o dirigere vertici di enti ed istituzioni. Insomma, si conoscono tutti e conoscono tutti. Costa solo di personale circa 175 milioni di euro e ha un recupero di danni all’erario di circa 133 milioni di euro all’anno.
Ogni amministrazione pubblica sa che c’è, volendo, più da temere da una procura della Corte dei conti che da una procura ordinaria, soprattutto dopo l’abolizione del reato di abuso d’ufficio. Per questo è difficile che ci sia un kamikaze, in qualche amministrazione, che sottopone al visto di legittimità della Corte un provvedimento palesemente illegittimo, a meno che non voglia proprio farselo rigettare. Per questo alimentare congetture, invocare la faida politica, non giova a nessuno, così come non giova alla Corte dei conti avere dei singoli magistrati attivi sui social con preconcetti ideologici e politicizzati che minano, di fatto la sua autorevolezza e il suo operato.
Quindi da liberali auspichiamo che, al netto della riforma di questo organo di controllo che è in cantiere in Parlamento, anche la Corte abbia la forza interna di eseguire un forte “check and balance” interno, per riconquistare uno smalto perduto e dimostrarsi all’altezza dei compiti istituzionali che le assegna l’ordinamento e, anzi, dia dimostrazione di essere sempre capace di elevarsi dal chiacchiericcio politico.
I governi hanno diritto di governare, i controllori di controllare che tutto venga fatto nell’alveo della legittimità (ossia rispetto delle leggi): se controllori e controllati iniziano a farsi la guerra (politica), chi ci rimette sono i cittadini e la loro libertà, e di questo un liberale non può che rattristarsi e preoccuparsi perché sa che non ne verrà fuori nulla di buono.
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Aggiornato il 07 novembre 2025 alle ore 11:31
