La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna”. Così sui social Donatella Di Cesare, 67 anni, docente, editorialista, saggista e filosofa, pubblicate sotto una foto della brigatista Barbara Balzerani, ex Br. Non sono mancate le polemiche. Antonella Polimeni, rettrice dell’Università La Sapienza di Roma, da par sua esprime “sconcerto” per quanto detto dalla docente. In più, a nome di tutta la Comunità accademica, evidenzia “l’altissimo tributo di sangue pagato dall’Università Sapienza nella stagione del terrorismo, conferma la ferma condanna di ogni forma di violenza e prende le distanze da qualsiasi dichiarazione di condivisione o vicinanza a idee, fatti e persone che non rispettano o hanno rispettato le leggi della Repubblica e i principi democratici espressi dalla Costituzione”.

Il senatore di Fratelli d’Italia, Andrea De Priamo, “la professoressa Donatella Di Cesare ha ampiamente dimostrato, con le sue dichiarazioni sulla brigatista scomparsa Barbara Balzerani, di essere incompatibile col suo ruolo di docente universitaria. Sposare idealmente le tesi rivoluzionarie delle Brigate Rosse, che hanno segnato tragicamente la storia d’Italia negli anni di piombo, la rende inadatta a svolgere l’attività di insegnamento accademico, ruolo per il quale altri suoi colleghi hanno subìto conseguenze per affermazioni sicuramente meno gravi delle sue. Auspichiamo che il rettore della Sapienza, che si è già pronunciata nel merito, passi dalle parole ai fatti adottando provvedimenti disciplinari ad hoc”.

Il vicepremier, Matteo Salvini, osserva: “In cattedra alla Sapienza e molto spesso ospite dei salotti tivù di La7. Un inaccettabile insulto alle vittime del terrorismo rosso”. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, aggiunge: “Destano stupore le parole pubblicate sui social, e poi cancellate, dalla saggista e docente dell’università La Sapienza di Roma, Donatella Di Cesare, con cui ha ricordato la brigatista rossa mai pentita, Barbara Balzerani. È necessaria una profonda riflessione sulla pericolosità di dare risonanza, nelle università e nelle televisioni, a nostalgici di un tempo oscuro – continua – in cui si affermavano le idee malsane e rivoluzionarie a colpi di mitra, con le bombe e coi sequestri di persona finiti in tragedia. Tutta la politica, oltre ai vertici de La Sapienza, prenda le dovute distanze dai nostalgici dell’odio e del terrorismo”.

Di Cesare, sui social, commenta: “Per Salvini sarei una vergogna, per Foti (FdI) sono pericolosa nell’università – e chiedono la mia rimozione – per il liberale Calenda di Azione non avrei i requisiti etici per insegnare, per Cuperlo (Pd) calpesto la storia del paese. No comment”. E, intervistata dalla Stampa, dichiara: “Ho scritto un post sicuramente molto stringato e breve, che definirei un post di distanza, per affermare la compassione umana rispetto a una persona che scompare”. Sul fatto che abbia poi cancellato il tweet, aggiunge: “Non un ripensamento, ma mi hanno fatto presente che stava dando adito a fraintendimenti e anche a interpretazioni pretestuose, e a quel punto ho preferito eliminarlo”. E alla domanda se rifarebbe quel post, risponde: “Da filosofa penso che questa domanda non abbia senso: non possiamo tornare indietro sui nostri passi né cambiare le scelte fatte. I post sui social sono sempre sintetici, si prestano al fraintendimento, ecco perché ci tenevo a chiarire la mia posizione”.

Aggiornato il 06 marzo 2024 alle ore 18:01