“Neuroartifact”, la percezione del patrimonio culturale

Lo scorso 19 luglio, presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, sono stati presentati i primi risultati del progetto “Neuroartifact”, promosso dal Laboratorio di Arte e Medical Humanities della Facoltà di Farmacia e Medicina di Sapienza Università di Roma, unitamente al Laboratorio Dig@Lab della Duke University.

La presentazione è stata introdotta dal Direttore del Museo, Valentino Nizzo, e dal Preside della Facoltà di Farmacia e Medicina di Sapienza, professor Carlo Della Rocca: entrambi hanno sottolineato l’importanza della ricerca, utile sia alla fruizione del patrimonio culturale che alla promozione del benessere e della salute.

“Guardare al nostro patrimonio culturale con prospettive diverse, transdisciplinari e innovative è la chiave per indagare campi non ancora esplorati che sappiano coniugare umanesimo e scienze applicate”. Così ha dichiarato il Direttore del Museo Valentino Nizzo, che prosegue: “Il Museo di Villa Giulia sostiene da anni le sperimentazioni nel campo della neuroestetica e promuove lo scambio di idee nuove e di persone che non si conoscono ma che in virtù della loro formazione possono dare un valore aggiunto allo studio del patrimonio culturale. È questo che i Musei come hub culturali devono poter promuovere e valorizzare”.

La dottoressa Vincenza Ferrara, direttrice del Laboratorio di Arte e Medical Humanities ed esperta di Visual Thinking Strategies, ha presentato gli obiettivi dello studio, dando il giusto rilievo al team di docenti universitari e ricercatori che ha portato al raggiungimento dei primi risultati. “Il progetto NeuroArtifact e i primi risultati ottenuti possono suggerire l’impiego di questi studi interdisciplinari in diversi settori. Iniziando da quello legato all’indagine dell’antico, attraverso l’analisi di come il patrimonio culturale viene percepito, alla realizzazione di scenari nuovi collegati alla promozione dei beni culturali che possano rispondere alle esigenze cognitive ed emotive dei visitatori, al settore dell’apprendimento studiando la reazione dei giovani e meno giovani per la realizzazione di percorsi e attività innovative collegate all’esperienza museale, anche negli ambienti formativi”, ha dichiarato la dottoressa Ferrara, che conclude: “Molto importante è l’applicazione nel settore della promozione del benessere, coniugando l’accesso al patrimonio ai fini della costruzione di aree di confort che possano limitare lo stress, fino ad arrivare all’utilizzo di tecnologie e metodologie applicate alla riabilitazione neurologica e motoria che portino gli oggetti museali nei luoghi di cura”.

Il professor Maurizio Forte della Duke University ha poi presentato al pubblico gli studi condotti su alcuni scavi archeologici tramite la strumentazione di eye tracking, per il tracciamento delle pupille: 40 soggetti che hanno preso parte al progetto, sono stati analizzati sia in presenza nelle sale museali che in laboratorio, attraverso l’ausilio di visori virtuali. La ricerca partiva da una domanda di base: cosa e come osserva un archeologo rispetto ad un non-archeologo? L’obiettivo dell’indagine era quindi di capire se la nostra formazione influenzi o meno la nostra percezione e comprensione dell’ambiente o dell’oggetto culturale. Tale lavoro ha portato ad ottenere validi risultati attraverso la rilevazione biometrica e dati qualitativi elaborati con tecniche statistiche confermando che la neuroarcheologia sia utile non solo per comprendere un manufatto archeologico, ma anche per indagare il processo relazionale alla base della sua progettazione, da parte di chi lo ha realizzato.

Il professor Marco Iosa del Dipartimento di Psicologia della Sapienza, partner del progetto, che studia le interazioni tra arte e cervello nell’ambito della riabilitazione neurologica e motoria nei luoghi di cura, ha illustrato i risultati positivi ottenuti con pazienti affetti da ictus portando all’interno dell’Irccs Fondazione Santa Lucia opere del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, attraverso visori virtuali.

È stato inoltre presentato il contributo del professor Fabio Babiloni, dei ricercatori dello spinoff di Sapienza “Brainsigns” e del Dipartimento di Statistica, coordinato dal professor Marco Alfò. Gli esperti hanno spiegato i dati relativi alla misurazione degli stati mentali (ovvero il grado di attenzione, il Workload o carico mentale, e l’Indice Emotivo) relativi all’esperienza di ciascun partecipante davanti al Sarcofago degli Sposi, maturata sia in presenza, presso il museo, che in virtuale, rilevando una relazione tra l’attività cerebrale ed il tracciamento visivo.

I ricercatori di Statistica coinvolti nel progetto, Marco Mingione e Pierfrancesco Alaimo Di Loro, hanno infine analizzato i dati relativi alle differenze di genere e di formazione, ad esempio fra studi artistici e non artistici.

Aggiornato il 22 luglio 2022 alle ore 12:22