Cybersicurezza: sovranità digitale, il Piano del Governo

Raggiungere un adeguato livello nel settore della cybersicurezza. L’obiettivo è quello di “intensificare i progetti di sviluppo tecnologico”, senza dimenticare un altro aspetto: ovvero garantire “la nostra sovranità digitale. Per farlo, sarà cruciale stanziare fondi adeguati. Con continuità”.

Mario Draghi, presidente del Consiglio, è di questo avviso. E lo ha puntualizzato nella prefazione alla Strategia nazionale di cybersicurezza 2022-2026 che è stata predisposta dalla relativa Agenzia nazionale e che è stata presentata dall’Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Franco Gabrielli e da Roberto Baldoni, direttore dell’Agenzia.

Venendo al nocciolo della questione, per la realizzazione e l’implementazione del piano verrà messa a disposizione una quota, che equivale all’1,2 per cento degli investimenti nazionali lordi su base annuale. Da non dimenticare tutta una serie di risorse che saranno volte ai programmi Orizzonte Europa ed Europa Digitale, nonché del Piano nazionale di ripresa e resilienza (il quale stanzia 623 milioni di euro per la cybersicurezza). Non solo: vanno segnalati gli eventuali sgravi fiscali per le aziende e l’allestimento di aree nel territorio a tassazione agevolata per la costituzione del “Parco nazionale della cybersicurezza” e degli hub connessi, sparsi lungo lo Stivale. La strategia, peraltro, ha messo in cantiere pure “l’implementazione di un’azione di coordinamento nazionale, coerente con le iniziative adottate a livello europeo, per prevenire e contrastare la disinformazione online che, sfruttando le caratteristiche del dominio cibernetico, mira a condizionare/influenzare processi politici, economici e sociali del Paese”.

Franco Gabrielli, da par sua, ha spiegato: “Già oggi, a legislazione vigente, l’intelligence gode delle garanzie funzionali e può svolgere attività di contrattacco in campo cyber”. Inoltre, ha precisato che “la certa individuazione dell’attaccante non è sempre immediatamente circoscrivibile. E un’attività di contrattacco che sbagli il bersaglio implica conseguenze molto più complicate da gestire dell’attacco stesso”. Con la chiosa: “Non serve però un atteggiamento isterico. Se ogni volta che c’è un attacco “Dos” (Denial of service) pensiamo che il Paese è alla mercé di potenze straniere, non si capisce il livello di minaccia”.

Aggiornato il 26 maggio 2022 alle ore 12:52