Da liberali s’è sostenuta la battaglia della Destre di Giorgia Meloni per abbattere l’egemonia di potere della Sinistra, che era arrivata al punto di governare perdendo le elezioni.

Adesso si ha un Governo conservatore di una democrazia liberale e si deve vedere fino a quale punto sia davvero liberale. Per avere un metro, si confronta con la mozioneI veri liberali”, primo firmatario Roberto Sorcinelli, vincitrice del Congresso del centenario di fondazione del Partito Liberale Italiano, con le disposizioni contenute nella manovra finanziaria varata dal Governo ad un mese dal proprio insediamento. Ha dovuto correre, per rispettare scadenze istituzionali.

Un punto centrale della mozione recita: “Riaffermazione piena della libertà economica quale mezzo imprescindibile per la crescita individuale del cittadino, per le imprese e per la crescita economica del Paese”. Tutto l’indirizzo di governo, fino ad ora, in pratica, lo recita. Il Ministero della Programmazione economica, nel nome, è diventato Ministero delle imprese e del made in Italy, poiché il marchio italiano è il terzo di riconoscimento al mondo, ed il primo nazionale. Proteggerlo e promuoverlo significa spingere a fare impresa in Italia. Con un intervento sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Governo ha reintrodotto i buoni per acquisti in agricoltura, ristorazione, turismo ed altro. Poi con una proroga ed un aumento dei crediti d’imposta per famiglia ed imprese.

Si è proceduto, anche, ad eliminare oneri impropri sulle bollette di pagamento per forniture di energia. Questo Governo è ben conscio di come crescita economica e lavoro lo generino le imprese. Perciò occorre metterle in grado di lavorare. Lo si fa con l’aumento della tassa piatta per i lavoratori autonomi, la tassa piatta sugli aumenti di fatturato. Cosa sono queste “tasse piatte”? John Stuart Mill riteneva rispettasse la libertà solo una imposizione proporzionale, cioè in proporzione all’introito, mentre fosse in sostanza una rapina l’imposizione progressiva, perché erodeva parte del reddito con la scusa di darlo ad altri. Non saremmo così rigidi, in uno stato sociale di mercato, ma la “tassa piatta”, in quanto meramente proporzionale, è un ritorno, anche se molto parziale, alla logica liberale di Stuart Mill.

Più in genere, la mozione dei “veri liberali” chiede una riduzione della pressione fiscale. Si consideri come, in media, nell’Occidente, essa è del 30 per cento dei redditi, mentre in Italia supera il 60 per cento. Gaetano Martino affermava che lui, da liberale, era favorevole all’antica “decima”.

Si è dimezzata la tassa sui premi di produttività e s’è ridotto il cosiddetto “cuneo fiscale”, cioè la somma delle imposte incidenti sul costo del lavoro, per ridurre lo stesso. Si riconferma la linea di tendenza “più assumi meno paghi”, per una imposizione con la quale s’incentivino le imprese ad assumere.

Si vive, oramai, in un mondo dove sempre più spesso l’aumento del fatturato lo si ottiene non assumendo la manodopera, ma certe volte addirittura diminuendola, delocalizzando, impegnando la robotica e quant’altro.

La nuova Legge di bilancio azzera le imposte per le nuove assunzioni di donne, giovani, e percettori del Reddito di cittadinanza. Il quale Rdc verrà abolito il 31 dicembre del 2023, e nell’anno in corso decadrà per chi rifiuterà la prima proposta di lavoro. Si ricorda come la “eliminazione del reddito di cittadinanza e la sua sostituzione, nel breve periodo, con benefici fiscali in favore delle imprese che assumono e, nel medio-lungo periodo, con la riduzione strutturale e non meramente contingente del cuneo fiscale”, sia un punto esplicito della mozione dei “veri liberali”. La misura s’accompagna con maggiori risorse per chi, per età o malattia, non può lavorare. Ci sono anche incentivi alla maternità e alla natalità.

“Dovremmo preoccuparci dell’implosione demografica. Se si guarda a Paesi come il Giappone, la maggior parte dell’Europa, la Cina, i tassi di natalità sono la metà dei tassi di mantenimento e hai una piramide demografica invertita... Avrai un mucchio di pensionati molto alto rispetto al numero di persone produttori netti: i sistemi sociali non reggeranno”.

Non si sta citando Giorgia Meloni, ma Elon Musk. Il quale, in quella stessa comunicazione pubblica, ha affermato: “La gente chiede: che dire dell’immigrazione? Bene, c’è un miliardo e mezzo di persone in Cina. Dove prenderanno settecento milioni di persone? Sono tre volte e mezzo l’Indonesia. Non funziona. La piena gravità di questo non è ben compresa… Si tratta di conservare la specie”.

Nella piccola dimensione nazionale italiana, la Meloni lo ha capito e lo dobbiamo comprendere anche noi liberali. La mozione dei “veri liberali”, però, afferma l’urgenza, anche, di ridurre drasticamente il debito pubblico. Tutti noi sappiamo che ogni debito va saldato, per cui quelli dello Stato vengono ereditati dai nostri figli. Poveri loro.

Però questo Governo ha preso la gestione in un momento difficilissimo, tra pandemia, guerra in Ucraina e conseguente aumento dei prezzi dell’energia. La stessa Giorgia Meloni ha sottolineato come sarebbe necessaria una limitazione europea del prezzo del gas, e come lei soffra per dover spendere trenta miliardi d’euro, all’incirca, di cui gran parte alimentano speculatori. Nel 2023 il problema è evitare o limitare una recessione, sostenendo famiglie ed imprese. Forse anche Luigi Einaudi, Sergio Ricossa o Antonio Martino lo avrebbero accettato.

Voto in pagella: 10/10.

Aggiornato il 06 dicembre 2022 alle ore 09:20