Il governo di Giorgia Meloni ha messo la quinta. Sta correndo sulla legge di bilancio, per gran parte destinata a porre un rimedio al caro bollette, al caro energia, all’ampliamento nell’uso del contante, per ritornare in una media europea. Poi il presidente del Consiglio telefona a Volodymyr Zelensky, per confermargli l’appoggio dell’Italia nella guerra, per respingere il tentativo d’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa.

È evidente che Meloni vuole anche avere un chiaro terreno di confronto per il primo incontro con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione dell’Unione europea, che si terrà giovedì prossimo. Sarà un appuntamento tra due donne che non stanno un passo indietro a nessuno. E non intendono farne. Un “faccia a faccia” tra una donna che non vuole che l’Italia stia indietro alla Germania o alla Francia, ed un’altra che non ha intenzione che la Commissione dell’Unione stia un passo indietro agli Stati membri. C’è un unico modo per impostare bene l’incontro: discutere sul fare dei passi in avanti. Cioè verso un’Unione europea più politica e meno burocratica.

Occorre una difesa comune, con una guerra al centro dell’Europa. Si sta costituendo una brigata di pronto intervento, mentre la progettata Comunità europea di difesa, negli anni Cinquanta del secolo scorso, prevedeva divisioni integrate. Si discute su una difesa aerea, ma la Germania ne vorrebbe il comando. Se si capirà come superare questi limiti, con passi in avanti concreti, anche su altre emergenze politiche, allora vi sarà una solida stretta di mano. Lo ripeto: sono donne in campo per compiere passi in avanti e che non intendono farne all’indietro.

Aggiornato il 31 ottobre 2022 alle ore 10:21