Per carità di Patria

Non mi occupo, in genere, dell’irrilevante teatrino recitato dai burattini delle forze politiche nazionali. Sono ormai vecchio per le marionette dei palcoscenici mobili del Pincio e del Gianicolo, a Roma. Questi Pulcinella sono meno simpatici, perché si danno grandi arie, ma fingono di non capire (speriamo solo facciano finta, perché anche la stupidità ha un limite) che fanno politica come gli Ateniesi nell’età d’Alessandro e dei Diadochi, o sotto l’Impero romano, nella vecchia Roma o a Costantinopoli.

I poteri reali, come ho scritto più volte, sono volati altrove. L’unica cosa che i politici seri farebbero è vedere come ricondurre quei poteri al controllo di istituzioni democratiche sovranazionali, non cercare di essere sovrani in una dimensione sub-provinciale. Comunque, è bene sottolineare una cosa, prima che tutta la Nazione venga mandata a ramengo: il Governo in carica resta al suo posto per l’ordinaria Amministrazione. E in questa rientra pienamente ogni provvedimento, anche normativo, concernente il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Esso, difatti, è il documento predisposto dall’Esecutivo italiano per illustrare alla Commissione dell’Unione europea, la quale lo ha vagliato e approvato, come l’Italia intenda investire i fondi destinati nell’ambito del programma Next generation Eu. Molto opportunamente, l’Unione europea sgancia i soldi stanziati solo dopo la verifica di stadi d’avanzamento di ciò per cui sono stati attribuiti. Quindi, i provvedimenti nazionali d’attuazione, anche se abbiano un carattere normativo, hanno una natura meramente amministrativa. Infatti, la scelta politica è già stata fatta quando il Governo, espressione delle forze politiche che lo sostenevano, ha elaborato il piano e la Commissione dell’Unione europea lo ha approvato.

Quindi, prendere le misure relative è un preciso dovere dell’Amministrazione italiana e l’adempimento di un dovere è ordinaria Amministrazione. Il fatto che questo Esecutivo dovrebbe restare in carica poco più di un mese, ammesso che il Parlamento uscito dai comizi elettorali del 25 Settembre prossimo venturo consenta una rapida formazione del nuovo Governo, è solo una sfida alla conclamata efficienza di Mario Draghi. Se vuole uscirne davvero bene, dovrebbe correre, approfittare delle circostanze e lasciare che le galline spennacchiate urlino.

Aggiornato il 25 luglio 2022 alle ore 10:18