Un vecchio detto popolare dice: Passata la festa gabbato lo Santo. Una modalità per evidenziare l’ipocrisia umana nel ripulirsi la coscienza, ma continuare a fare ciò che si è fatto, come se partecipare alle manifestazioni “religiose” abbia un potere catartico per considerarsi dalla parte del bene. Cosi, ormai, è da anni nel nostro Paese riguardo alle ricorrenze del 25 aprile e del 1° Maggio. Oltre le polemiche che hanno avvelenato le due festività, cosa è rimasto? Cosa è cambiato per i cittadini? Nulla. Appuntamento al 2025 e cosi via. Ma questa volta sono emerse in modo chiaro, per chi evidentemente non porta i paraocchi, delle profonde diversità con le altre ormai divisive ricorrenze di queste due date.
Il 1° Maggio, da sempre la festa dei lavoratori, ormai è diventato il concertone del 1° Maggio, trasformando l’idea geniale di Ottaviano del Turco nell’utilizzare quella giornata anche come incontro con i giovani, ad un concerto fine a se stesso, anzi nel fare propaganda contro il governo dimenticandosi i “padroni”. Questo avviene perché il sindacato ha perso, in questi 30 anni di seconda repubblica, i riferimenti governativi che erano i partiti storici dell’arco costituzionale (DC,PSI, PSDI, PRI e PCI) con cui si discuteva e ci si confrontava, ed ognuno faceva la sua parte. Da un lato si calmavano le spinte populiste e assistenziali (presenti da ambo le parti) e dall’altro si coglievano i bisogni che il sindacato una volta sapeva cogliere e rappresentare.
Oggi il sindacato, e lo dico con dispiacere, fa propaganda, quando non fa politica antigovernativa a priori. Certamente anche il sindacato si è dovuto adeguare, purtroppo al peggio della Seconda Repubblica, visto che si è salvato dall’orda di tangentopoli. Il prezzo da pagare è stato di sottostare al conservatorismo sfrenato dei vari governi, cosiddetti di sinistra, che hanno privatizzato le aziende pubbliche e demolito molte delle garanzie sociali che si erano conquistate nel passato, ed il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti: lavoro precario per giovani, difficoltà a ritrovare un lavoro per coloro che sono espulsi dal ciclo produttivo e salari che non riescono a contenere l’inflazione galoppante. Allora ecco che la demagogia prende il sopravvento: salario minimo per legge abdicando al suo ruolo di essere soggetto contrattuale, referendum sul job act che – per quanto anomalo – ha favorito il lavoro a tempo indeterminato, invece di contrastare il lavoro precario. Dunque ormai solo propaganda.
Anche il 25 aprile festa della liberazione dalla dittatura nazifascista, e dunque festa nazionale, si è trasformata nella festa di una parte politica, quella comunista, cioè di coloro che si ritengono antropologicamente superiori agli altri, loro sono il bene e gli altri il male, solo loro possono dare patenti di legittimità democratica, ovviamente se condividi le loro opinioni. Decidono loro mediante l’Anpi chi è degno di partecipare e chi no, e cosi la Brigata Ebraica che ha combattuto il nazifascismo viene esclusa perché Israele e Hamas si stanno scontrando nella striscia di Gaza e dove, purtroppo, i Palestinesi (da più di mezzo secolo sono la carne di macello per i conflitti geopolitici, sia tra gli stessi paesi arabi che con Israele) sono le vittime designate da questa guerra. E volontariamente si confonde Hamas con i Palestinesi. I terroristi non rispondono ai Palestinesi, ma al regime teocratico e misogino dell’Iran. C’è un clima pesante che rifiuta il dissenso, in questo caso sia a destra che a sinistra, ad esempio sulle due guerre in atto e sulla stagione del covid.
Altro aspetto significativo che è emerso, è dato dall’intolleranza che esprimono i vari movimenti “cosiddetti” di sinistra, confondendo volutamente o per ignoranza semantica l’intolleranza con il diritto al dissenso. Una domanda mi sorge spontanea: ma se la sinistra o quella che storicamente abbiamo chiamato sinistra, nasce per difendere i più deboli che sono i lavoratori, coloro che sono sfruttati e dunque opporsi al profitto che non distribuisce o è fine a sé stesso perché non lo fa? Oggi ciò non avviene più perché si predilige legittimamente la difesa dei diritti civili (mettendoli in antagonismo con quelli sociali) che sono certamente importanti ma vengono utilizzati come una clava nei confronti di chi pone dubbi, e visto l’affermarsi di una intolleranza culturale spacciata per diritto al dissenso sono sempre forze politiche di sinistra?
Non vorrei che si trasformassero volutamente in ideologie i diritti civili (mentre dovrebbero essere dei valori), i quali diventando ideologie, elementi di discriminazione, spacciati al popolo come progressismo al fine di lasciare al capitalismo la libertà di sfruttare, dimenticandosi della funzione sociale che sta alla base della cultura socialista, socialdemocratica ma anche cristiana, nel dare delle regole al capitalismo e alla sua nuova forma globalista e finanziaria.
In fin dei conti, il comunismo voleva abbattere il capitalismo ma avendo perso, per nostra fortuna, questa battaglia gli ex comunisti, armi e bagaglio, sono passati al servizio del capitalismo finanziario perché non hanno mai maturato una coscienza liberale o liberal-socialista, e dunque sono ancora autoritari nel loro DNA culturale. Anche se si spacciano per democratici.
Aggiornato il 14 maggio 2024 alle ore 16:22