Un concorsone-brivido nella Rai senza riforma

Un massacro psicofisico. Uno stillicidio per un futuro incerto. In tempi di crisi e di accentuata disoccupazione in tutti i campi e in particolare nel settore dell’editoria, 2.828 giornalisti di tutte le età si sono ritrovati al centro fieristico di Bastia Umbra per la prima prova del “concorsone” Rai, indetto dai vertici di viale Mazzini per scrollarsi di dosso l’immagine del carrozzone lottizzato o in cui si entrava per spintarelle politiche, di qualche alto esponente della Curia o infine di qualche sindacalista o imprenditore.

Assumere 100 giornalisti per concorso è un segno positivo. Ma viale Mazzini ne ha realmente bisogno, e in quali settori? Ai 1600 professionisti in organico ce ne sono almeno altri 4-500 con contratti a tempo determinato di 8-9 mesi, impiegati nelle più varie e strane trasmissioni (da “Porta a Porta” a “Ballarò”, dalle rubriche sportive a quelle dei telegiornali, dalle 21 sedi di “Buongiorno Regione” a “La Storia siamo noi”). Senza contare che ancora oggi nei giornali radio e nei telegiornali vengono ripetuti per copia conforme servizi di cronaca e degli inviati all’estero. Accade anche al Tg1 o Tg2 della sera: si rimandano le stesse immagini (spesso di archivio) senza cambiare una virgola rispetto ai servizi andati in onda nei due Tg delle ore 13 e 13,30.

Tornando al concorso e all’avventura per conquistare uno dei 100 posti messi in palio dalla Rai, disoccupazione, cassa integrazione, precariato e contratti di solidarietà hanno spinto 4900 giornalisti a fare la domanda di partecipazione. Alla fine ad “Umbriafiere” si sono presentati in 2.828 per la prova dei quesiti a risposta multipla. Settantacinque minuti per riempire le crocette dei 100 quiz con domande riguardanti lo scibile umano. Tanto i giornalisti devono sapere tutto! Tutti si sono messi in gioco nella speranza di entrare tra i 400 che sarebbero stati ammessi alla seconda e terza prova, compresa quella pratica per verificare la capacità di poter essere giornalista radiotelevisivo. Un altro meccanismo capestro per tutti coloro che provenivano dalla carta stampata.

Ma la Rai è la Rai modello Bbc, ripete il direttore generale prorogato Luigi Gubitosi, il quale a dicembre ha presentato un suo piano industriale sul quale si sono avventate più critiche che aperture. Un caos generale, anche perché il piano è scollegato dal disegno di legge presentato dal Consiglio dei ministri il 30 marzo e attualmente in fase di discussione nella Commissione del Senato presieduta da Luigi Zanda (Pd).

Manovre e colloqui, più o meno segreti, tra maggioranza e opposizione per trovare un punto di equilibrio politico, che soprattutto in materia di governance e di nomine permetta di superare la Legge Gasparri. Il premier Matteo Renzi ha lanciato da mesi il disegno di “rottamare” il provvedimento di riforma che ha permesso di entrare nell’Era del digitale. Renzi vuole un Consiglio di amministrazione di 7 membri (invece di 9) e soprattutto la nomina da parte di Palazzo Chigi dell’amministratore delegato, che avrebbe più poteri dell’attuale direttore generale. Al Senato, tuttavia, l’iter del disegno di legge stenta e avvicinandosi il “generale agosto” difficilmente potrà essere licenziato per inviarlo alla Camera prima dell’autunno.

Nel frattempo Anna Maria Tarantola, Gubitosi e i restanti membri del Cda (scaduti) stanno portando avanti una “sonnacchiosa” Rai che ottiene buoni risultati con il Commissario Montalbano, Don Matteo e fiction con lo stesso Terence Hill, la rubrica d’archivio “Techetechetè” (tutti rigorosamente in replica). A cosa serviranno i 100 giornalisti della selezione presieduta da Ferruccio de Bortoli? Questo non si sa. Non c’è un piano preciso anche se il capo del personale, Valerio Fiorespino, è molto soddisfatto della partecipazione al concorso di circa 3000 giornalisti dai quali poter “scegliere i migliori”.

A Bastia Umbra c’era pessimismo. Anche i 400 che hanno superato il primo test non sono soddisfatti. I quiz erano un terno al lotto. Quelli per entrare a medicina hanno lasciato strascichi di polemiche. Non è detto che anche per il concorsone Rai non si registri un alto numero di ricorsi al Tar o al Consiglio di Stato dopo che già l’Ordine nazionale dei giornalisti aveva contesta lo scarso preavviso e la destinazione della location. Per i 100 che resteranno la meta dell’agognata assunzione non è vicina. Saranno tenuti nel limbo in attesa della formulazione del contratto che sarà valido per 3 anni. E dopo? Cosa prevederà la riforma Renzi? A quale sede saranno assegnati i giornalisi vincitori del concorso?Per vincere le sfide nel futuro mondo dell’informazione radio-televisiva occorrono idee editoriali, strategie innovative, investimenti e risorse sul prodotto. Per ora Gubitosi, come ha osservato anche il sindacato interno Usigrai, “ci ha abituati a slogan senza contenuti”.

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:26