Se si scorrono i simboli delle liste presenti nelle schede elettorali per le prossime elezioni per il Parlamento europeo, non si trova quello del Partito liberale italiano. Eppure, dopo il successo relativo delle elezioni sarde, ce lo si sarebbe aspettato, magari “in bicicletta” con un’altra “ruota”. Perché non c’è? Per essere idealmente presente senza compromessi sull’Europa dei Luigi Einaudi e dei Gaetano (e Antonio) Martino e senza compromettersi in situazioni non del tutto coerenti. È evidente, ad esempio, che varare un’efficace difesa dell’Unione europea sia la maggior urgenza, viste le guerre in corso e la possibile, e sotto molti aspetti auspicabile, rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America settentrionale, con la sua volontà di non spendere per la difesa di Stati dell’Alleanza Atlantica che non partecipino alla stessa con spese militari adeguate. In questo contesto è Ursula von der Leyen ad avere il programma più chiaro ed è la candidata del Partito popolare europeo, cui partecipa Forza Italia. Ella, però, nel suo primo mandato, non solo ha governato coi socialisti, al cui gruppo partecipa il Pd, ma si è lasciata imporre da essi una politica economica dirigista, da socialismo (ir)reale, che ha affossato interi settori produttivi nell’Unione. Starne fuori potrà consentire al Partito liberale italiano di incalzare i conservatori italiani ed europei con proposte coerentemente liberali e farsi strada, sgomitando sui “social”, contro il silenzio della stampa di regime, lasciando liberi gli elettori liberali di sostenere il centrodestra, incalzandolo per un’alternativa in Europa.
Aggiornato il 29 aprile 2024 alle ore 15:50