Di Pietro e i suicidi, fra travi e pagliuzze

Non riesco davvero a capire tutti coloro che l'altro giorno, dopo l'intervento di Antonio Di Pietro in fase di dichiarazione di voto sul dl semplificazioni, hanno gridato allo scandalo o si sono dichiarati turbati per le parole pronunciate dall'ex pm.

Secondo il padre-padrone dell'Idv le persone che si suicidano di fronte al peso della crisi economica sono sulla coscienza di Mario Monti e dell'esecutivo che lui presiede. Un governo che viene definito «ladro» e «latitante» e paragonato al chirurgo «che esce dalla sala operatoria e dice ai familiari: operazione perfettamente riuscita, il paziente è morto».

E dove sarebbe lo scandalo? È noto che Di Pietro è oramai ossessionato dal timore (reale) di assistere alla definitiva scomparsa del movimento politico da lui fondato e si lascia andare periodicamente a deliranti affermazioni pur di raccattare qualche consenso. Spesso poi dimostra tutte le difficoltà a porre qualche limite alle sue sparate che, per questo motivo, talvolta gli si ritorcono pure contro: come è accaduto l'altro giorno, quando ha dimenticato i 32 suicidi "giudiziari" registrati tra il '92 e il '94 ai tempi di Mani Pulite: «un numero spaventoso e fuori media, ma che riguardò, soprattutto, una serie di "politici ladri" che in parte non risultavano neppure indagati» (copyright by Filippo Facci).

Lui è fatto così. Dice di battersi contro il rimborso elettorale ai partiti, ma ne usufruisce anch'egli ben guardandosi dal restituire un euro. E lo fa rammentando l'esito del referendum dell'aprile 1993 che aboliva il finanziamento pubblico. Certo, qualche anno prima (novembre '87) c'era stato anche il referendum che ha abrogato le norme limitative della responsabilità civile dei giudici, ma quello, al nostro, non è mai piaciuto e quindi non ne parla: dimenticato, buttato "democraticamente" alle ortiche. Chiamare realmente un giudice a rispondere per l'errore commesso equivale, nella folcloristica interpretazione del leader dell'Idv, «all'ennesimo delitto, una vendetta ed un ammonimento contro i giudici». Ma a Di Pietro - è noto anche questo - aggrada di più guardare la pagliuzza nell'occhio altrui che la trave nel proprio.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:03