L’inarrestabilità della scienza tra autosovranità, creatività e superstizione

Il dibattito intorno a una serie di innovazioni tecnologiche, come la cosiddetta “Intelligenza artificiale” o quelle di tipo agroalimentari, come la carne sintetica o coltivata come dir si voglia tanto la sostanza non cambia, ci fa comprendere come questi processi siano ineluttabili e nonostante ci sia chi ritiene che si possano fermare con appositi interventi legislativi, la storia dell’umanità ci dimostra che invece sono inarrestabili. Oltretutto si cade nella contraddizione di ritenere contemporaneamente giusto fermare la scienza e il suo progresso in alcuni campi ed in altri no, lasciando sperimentare e utilizzare per esempio protesi sintetiche o di derivazione animale, come le valvole cardiache o gli apparecchi acustici senza alcuna remora. Non sarebbe forse “eticamente” più coerente secondo i dettami di un neonaturalismo ecologista e disumanizzante non farne uso? Fortunatamente questo non succede e l’uomo cerca in tutti i modi di prolungare la sua permanenza su questa terra, anche a costo di impiantarsi qualsiasi aggeggio elettromeccanico, purché utile alla vita, conformemente al suo istinto di autoconservazione. Ed esasperando questo ragionamento si rischia persino di cadere nelle allucinazioni transumane pur di credere di poter sfuggire alla morte.

Il progresso scientifico e tecnologico è frutto delle capacità umane di intelleggere relazioni tra i fenomeni naturali ed elaborare teorie, ipotesi e dimostrazioni per trarre leggi astratte ed universali da applicare al concreto. Tutto questo processo, che richiede studio e applicazione per anni, è fondamentalmente originato dalla creatività dell’essere umano che messo di fronte a un problema cerca una soluzione, possibilmente la meno dispendiosa e al contempo la più efficace. La storia della scienza dimostra come questo modus operandi dell’uomo è impossibile da limitare o da indirizzare “eticamente”. Quello che né è venuto fuori quando si è tentato di fare ciò è stato un vero e proprio obbrobrio e in molti casi sono stati mandati al rogo o silenziati scienziati e liberi pensatori in nome della difesa di presunte verità assolute. E quando in qualche modo si è riusciti a orientare la ricerca si è finiti per costruire macchine terribili per l’annientamento del prossimo, dalle catapulte ai missili ipersonici. È evidente come il desiderio di controllare la scienza in tutti i settori dello scibile, dalla filosofia alla meccanica, sia l’aspirazione di ogni potere assoluto. D’altronde appena si inizia a tirare in mezzo l’etica è ovvio che si fa riferimento a un insieme di principi predeterminati, come fu per la razza, il proletariato o la nazione, a cui assoggettare ogni comportamento dell’individuo attraverso la coercizione sia morale che fisica, ed essendo lo Stato il solo detentore del monopolio della forza diviene facile immaginare il perché delle degenerazioni totalitarie che nel Novecento hanno insanguinato le vallate d’Europa, i cieli e i mari del mondo. Quando la politica diventa “etica” allora tutto è possibile, anche pensare di sterminare interi popoli in nome di un’idea che si ritiene superiore. Questo processo può svilupparsi solo in un contesto autoreferenziale, chiuso, e pertanto magico iniziatico e tribale, in cui a prevalere è la paura dell’ignoto e dell’altro.

In una società del genere è facile allora che scatti la molla dell’aggressività come risposta alla naturale incertezza della vita, e se c’è chi abilmente soffia sul fuoco della credulità, dell’emotività, e della fragilità delle masse si possono determinare le condizioni per orientare in un senso o in un altro anche le attività di ricerca scientifica secondo predeterminati obiettivi stabiliti a monte, con l’effetto finale di limitare (nel migliore dei casi) o di azzerare (nel peggiore) la libertà delle persone. In ogni caso un sistema del genere è destinato prima o dopo a crollare miseramente come il comunismo sovietico o a trasformarsi in un altro ancora più totalitario come nel caso cinese o a spegnersi nella povertà come quello cubano o chavista. La limitazione della creatività umana porta inevitabilmente a inaridire il terreno su cui insiste e a far perire i suoi stessi ideatori. Alla lunga si dimostra un tentativo utopistico, irrealizzabile e fallace semplicemente perché in contrapposizione alla natura umana. Essa, infatti, si caratterizza per un elemento che non può essere conculcato da nessuno: l’intelligenza. L’essere umano non è solo un fascio di nervi, di impulsi elettrici che agitano senza senso una serie di tessuti, è qualcosa di molto diverso dalla macchina a molle che immaginava Thomas Hobbes, è principalmente creatività e curiosità.

Pertanto, risulta dannoso oltre che inutile tentare di limitarne le possibilità, perché comunque l’uomo troverebbe il modo per scappare dalla caverna nella quale, con una serie di divieti, lo si vorrebbe incarcerare. Se l’umanità, che procede sin dagli albori per tentativi di risoluzione di problemi sempre più complessi e correzioni di errori, avesse seguito la via dell’autolimitazione e non il metodo sperimentale ipotetico-deduttivo di Galileo come procedura conoscitiva articolata, “crederebbe” fideisticamente ancora al sistema geocentrico e in altre teorie del genere. L’unica via per salvaguardare l’autentica specificità italiana, non è quella di istituire nuovi divieti per decreto, ma quella di lasciare la libertà di scelta all’individuo, maturo e indipendente, di preferire la carne sintetica e la farina di grilli (gli unici però che per gli “ecoredentori” non hanno alcun diritto alla vita a differenza di tutte le altre creature di cui ci nutriamo quotidianamente e che loro vorrebbero salvare) o la bistecca di modicana e il pane di grano duro. L’autosovranità “critica” unitamente a un atteggiamento di totale apertura all’altro è probabilmente la prospettiva che può garantire meglio libertà, prosperità e sviluppo. L’altra via è quella di una società chiusa, tribale e fondamentalmente irrazionale, legata a una concezione magico-iniziatica che nulla ha a che fare né con il genio umano, né con la sopravvivenza della nostra specie, ma solo con la superstizione, la vera arma in mano a chi ha voglie totalitarie sulle nostre esistenze.

Aggiornato il 17 aprile 2023 alle ore 17:45