Lezioni in presenza cancellate e manifestanti arrestati. Continuano a dilagare le proteste alla Columbia University iniziate la settimana scorsa, con l’allestimento di un “accampamento di solidarietà a Gaza” nei terreni universitari. Sono state registrate azioni dello stesso tipo in altri campus, tra cui Yale e il Mit. Anche alla New York University ci sono stati dei disordini, con la polizia in tenuta antisommossa che ha cominciato a fare arresti per disperdere la protesta in solidarietà dei colleghi della Columbia. Gli studenti ebrei di quest’ultimo campus, inoltre, avrebbero denunciato intimidazioni e atti di antisemitismo durante i giorni della manifestazione. La richiesta degli universitari è quella di sciogliere i legami dell’ateneo con le società in orbita israeliana.
Lunedì scorso, alla Columbia, le lezioni si sono svolte online, con la preside dell’università Minouche Shafik che ha pubblicato una lettera aperta ai suoi studenti per chiedere un “reset” alla comunità universitaria. “Negli ultimi giorni ci sono stati troppi esempi di comportamenti intimidatori e molesti nel nostro campus”, ha dichiarato la dirigente, aggiungendo che “il linguaggio antisemita, come qualsiasi altro linguaggio utilizzato per ferire e spaventare le persone, è inaccettabile e verranno intraprese azioni appropriate”. Giovedì scorso, più di 100 manifestanti sono stati arrestati dopo che le autorità del campus hanno permesso alla polizia di entrare nell’università. Naturalmente, tutto ciò non ha fatto che aumentare le tensioni.
Inoltre, la preside Shafik rischia un voto di censura dal senato accademico, proprio per aver permesso l’ingresso delle forze dell’ordine sul suolo della Columbia University. La bozza di risoluzione accusa la Shafik di aver violato “i requisiti fondamentali della libertà accademica”, ignorando il parere del corpo docente e mettendo in atto “un assalto senza precedenti ai diritti degli studenti”. A questo quadro a dir poco instabile, va aggiunto che il miliardario Robert Kraft ha ritirato il suo sostegno finanziario all’ateneo, “avendo perso la fiducia” nelle capacità della scuola di proteggere i suoi iscritti ebrei. “Sono profondamente preoccupato per il livello di odio che continua a crescere sul campus e nel Paese”, ha dichiarato l’ex studente della Columbia.
Aggiornato il 23 aprile 2024 alle ore 15:25