
Tira una brutta aria per la libertà qui in Europa. E la colpa non la si può scaricare sulle spalle del solito Viktor Orbán, il perfetto punching ball delle paranoie progressiste. Stavolta l’ungherese non c’entra. È alla civilissima e democraticissima Germania che dobbiamo guardare. E dalla quale ci dobbiamo guardare, perché è nella terra di Immanuel Kant e di Johann Goethe che va facendosi strada la bizzarra idea di una libertà dispensata dal potere in modica quantità, quanto basta per tradirne la sostanza, non la forma. E perché da un po’ di anni a questa parte ciò che accade a Berlino fa scuola nel resto dell’Unione europea. Il che non ci piace per niente. È di ieri l’altro una notizia da fare accapponare la pelle. L’Ufficio federale per la Protezione della Costituzione (BfV) – leggasi servizi segreti interni – che dipende dal ministero dell’Interno tedesco, ha classificato il partito Alternative für Deutschland (AfD) come un'iniziativa di estrema destra, “a causa della sua natura estremista, che ignora la dignità umana, e per questo contrario all’ordine costituzionale”.
Il BfV è giunto a tali conclusioni dopo aver svolto un’indagine segreta sul partito, attenzionato allo scopo di misurarne il tasso di adesione ai principi fondamentali della Costituzione, in particolare: la dignità umana, il principio della democrazia e lo Stato di diritto. Gli esperti spioni hanno lavorato all’analisi del programma e alle dichiarazioni del partito federale, con particolare riguardo “alle dichiarazioni e ad altri comportamenti dei suoi rappresentanti, nonché ai loro legami con attori e gruppi di estrema destra” (fonte: comunicato dell’Ufficio federale per la Protezione della Costituzione). Un gran bel lavoro, non c’è che dire. I loro antenati della Gestapo ne sarebbero stati fieri. Ma è davvero a questo che siamo ridotti in Europa dopo ottant’anni di sogno libertario? Siamo alla restaurazione dei sistemi repressivi delle peggiori tirannie, per cosa? Per difendere la democrazia. Se non fosse vero, sembrerebbe un episodio ben riuscito di Scherzi a parte. Purtroppo è tutto vero, e non c’è niente da ridere. Anche perché ciò che capita all’estrema destra tedesca non è un caso isolato in Europa.
Da qualche tempo osserviamo, non senza grande preoccupazione, quel che sta accadendo intorno a noi. Dalla Romania, alla Francia, alla Spagna, c’è un fil rouge che lega le iniziative giudiziarie che stanno colpendo i partiti e i leader delle formazioni della destra continentale: l’uso politico della giustizia per mettere fuori del gioco democratico chi non è in sintonia con il mainstream eurocratico. Nel caso tedesco l’accusa rivolta ad AfD è banalmente sfacciata: avere una linea politica molto poco ortodossa, la quale tuttavia, condivisibile o meno, incrocia la volontà di una parte dell’elettorato nazionale. Questo scempio della libertà non occorre che lo denuncino le vittime, perché lo scrivono gli spioni in un comunicato ufficiale: “Siamo giunti alla conclusione che Alternativa per la Germania (AfD) è un’organizzazione di estrema destra… decisiva per la nostra valutazione è la concezione etnica del popolo da parte dell'AfD, che svaluta intere fasce della popolazione tedesca e ne viola la dignità umana. Questa concezione del popolo si riflette nella posizione generale anti-immigrazione e anti-musulmana del partito”.
Qui neanche ci interessa entrare nel merito delle contestazioni addotte, perché sarebbe fare il gioco dei novelli affossatori della libertà. Restiamo al metodo, che è fascista. Da quando una democrazia di impianto liberale consente che si sanzioni l’azione di un partito sulla base di un’indagine segreta svolta da organismi dello spionaggio e non ordinata in conseguenza di specifiche violazioni di norme penali? Da quando una società libera ammette di indagare a scopi repressivi sulle idee, ancorché scomode per alcuni, di una parte politica come mezzo di tutela dell’esercizio democratico? Da quando in uno Stato di diritto è consentita la profilatura – la si chiami pure schedatura – dei dirigenti di un partito da parte di organismi securitari del Ministero dell’Interno? Ve lo diciamo noi da quando. Da quando l’establishment eurocratico ha deciso che la lotta politica per la tenuta del potere non dovesse essere più affidata allo strumento democratico fondato sulla volontà del popolo sovrano, ma assicurata attraverso l’eliminazione degli avversari politici grazie all’intervento manipolatorio della giustizia e degli apparati di sicurezza dello Stato. Una roba da dittature sudamericane degli anni Sessanta/Settanta del secolo scorso.
Ma è anche il trionfo postumo del giustizialismo all’italiana in stile “Mani pulite”, ovvero: la via giudiziaria al potere. Quel medesimo potere insufflato di malsana aria progressista che, elevandosi arbitrariamente al di sopra delle parti, si autoproclama custode, depositario e interprete di una sedicente etica repubblicana/costituzionale. Quel potere che, tradendo lo spirito autentico dello Stato di diritto, riscopre il paradigma dello Stato etico, proprio dei regimi autoritari e assolutisti. Si può essere d’accordo o no con le tesi sostenute da AfD ma se le si vuole combattere lo si deve fare politicamente, svuotandone il bacino di consenso con offerte programmatiche credibili, e non facendo fuori i suoi leader e le sue strutture organizzative col pretesto che non sarebbero in linea con lo spirito della Costituzione. Ora, la domanda è: chi sono i veri epigoni del fascismo che ritorna, quelli che professano idee talvolta (non sempre) indigeribili o quelli che spiano e vogliono mettere catene e lucchetti al pensiero “eretico” che dispiace al padrone del vapore?
I fascio-progressisti nostrani sono stati colti di sorpresa dalla notizia e, non sapendo che pesci prendere, se dirsi d’accordo con un’iniziativa chiaramente liberticida assunta surrettiziamente in nome della libertà o stigmatizzarla prendendone le distanze, hanno optato per una soluzione salomonica: le conclusioni dell’inchiesta non determinano ipso facto la messa al bando di AfD, sarà compito della Corte costituzionale deciderne la sorte. Non è così. Sebbene spetti all’Alta corte tedesca la decisione finale sull’eventuale scioglimento del partito AfD, alcuni effetti sono destinati a prodursi nell’immediato. Ad esempio: l’implicita discriminazione, con tanto di marchio d’infamia sociale, di quei 10.327.148 elettori tedeschi che, votando alle ultime politiche per il partito di estrema destra, ne hanno fatto la seconda forza in Parlamento e la principale espressione dell’opposizione al Governo di Große Koalition tra popolari e socialdemocratici.
Ad esempio: l’attribuzione ai servizi segreti di maggiori poteri di controllo sull’organizzazione attenzionata, come l’intercettazione delle conversazioni private tra i suoi aderenti e l’infiltrazione di informatori al suo interno. Ad esempio: la valutazione – per devastarne le esistenze personali in un clima da caccia alle streghe degna del peggiore maccartismo – della posizione di quei dipendenti della Pubblica Amministrazione aderenti o simpatizzanti di AfD in quanto ritenuti inidonei allo svolgimento della loro funzione nel pubblico. Una cosa simile fu fatta in Italia nel 1925 dal Governo fascista. Giusto un secolo fa, tanto per essere à la page con la tendenza a enfatizzare gli anniversari. Non avremmo mai pensato di dover dare ragione a Elly Schlein. Sì, c’è uno spettro fascista che si aggira per l’Europa, ma non veste in orbace e camicia nera e non procede al passo dell’oca. Piuttosto, si spaccia da portatore di buone e trasparenti intenzioni “democratiche”. Le medesime di cui sono lastricate le strade che conducono all’inferno.
Aggiornato il 06 maggio 2025 alle ore 09:48