Crisi di governo: tutti necessari, nessuno indispensabile

Nessuno sa realmente come andrà a finire mercoledì 20 luglio. Il premier, dopo che il Presidente della Repubblica ha respinto le dimissioni e in conseguenza ha parlamentarizzato la crisi di Governo, si è chiuso in un assoluto riserbo. L’unica cosa certa è che Mario Draghi non ha mai dichiarato che le sue dimissioni sono irrevocabili. Nelle more dell’intervento in Senato si sono subito mosse in suo aiuto le Cancellerie di tutta Europa per influenzare la politica italiana. Inoltre, è subito arrivato il sostegno esplicito di Joe Biden, delle banche d’affari e dei grandi giornali, nazionali e internazionali.

È vero amore per Mario Draghi. Lo fanno, bontà loro, per gli interessi dell’Italia. Perfino l’Ucraina è preoccupata che l’Italia rallenti l’invio di armi al loro Paese, “a difesa dell’Europa e della democrazia”. Comunque vada a finire la questione, sopravviveremo all’eventuale caduta di questo Esecutivo! Un Paese in cui Luigi Einaudi, in merito ai politici, diceva: “Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli”.

La caduta del Governo e le inevitabili elezioni politiche anticipate possono essere funzionali alla rinascita di un Paese che, se non ostacolato dalla politica, per la creatività del suo tessuto imprenditoriale, senza eguali nel mondo, potrebbe ritornare a essere artefice del proprio destino. L’Italia e gli italiani riusciranno ancora una volta a superare la peggiore classe politica e la più deleteria legislatura della storia repubblicana. Questa è la nazione che, nonostante i politici italiani, vanta la seconda manifattura d’Europa dopo la Germania… senza essere la Germania. È tra i primi dieci Paesi più industrializzati del mondo, avendo un Paese sulle spalle che tutela chi non vuole lavorare a scapito di chi rischia ogni giorno. In più, tra i Paesi occidentali ha la più alta propensione al risparmio dei cittadini. Il risparmio, peraltro, che è il fulcro dell’economia di mercato, con capitali che se ben orientati dal sistema bancario e finanziario rappresenterebbero un elemento fondamentale di sviluppo dell’economia. È una nazione che ha una struttura produttiva prevalentemente composta da piccole e medie imprese, che sanno competere con le grandi multinazionali dei Paesi concorrenti e che riesce a esportare nel resto del mondo (cosa che ha del miracoloso) un terzo del Pil prodotto.

Desidero significare ai nostri lettori che l’imprenditoria italiana, se non fosse oppressa da una bestia insaziabile come il fisco e una burocrazia nemica di chi investe, avrebbe tutti gli strumenti, le risorse e l’intelligenza per vincere le sfide con competitor che possono contare su uno Stato amico che li supporta. Il paradosso è che non servono uomini della Provvidenza ma più libertà. Tutti sono necessari ma nessuno è indispensabile.

Aggiornato il 20 luglio 2022 alle ore 09:14