Lo spot di Mediaset per spingere al voto

Non è sfuggito, a chi se ne intende di “sondaggi, tv, elezioni, partecipazione”, la serie di spot Mediaset con il loro accorato invito a recarsi alle urne il 24 e il 25 febbraio. Una iniziativa civile, anzi civica, che rimembra antiche massime sulla necessità del voto inteso come dovere, oltre che come diritto. Il che, peraltro, sarebbe una forzatura giacché anche il non voto è una decisione politica. Ma il punto non è questo. Domandiamoci infatti il perché di un invito che non ha nulla di partigiano in sé ma che, al contrario, col suo trascinamento quotidiano erga omnes, incide sull’area dell’indecisione all’appuntamento fra tre settimane. Lo spot Mediaset non è casuale - nulla è casuale in una campagna elettorale, anche in una un po’ folle come questa, come non è casuale la presenza onnivora del Cav in tv culminata con la promessa rimborsi Imu - ma va a interessare una autentica moltitudine di “non ancora convinti del dovere di votare” aggirantesi intorno al 35 per cento, come ricorda l’ottimo D’Alimonte sul Sole-24 ore.

La tesi che sbloccando una parte di questo iceberg, peraltro in via di riduzione dopo l’irruzione del Cav nella campagna elettorale di stampo televisivo, si possano ristabilire condizioni di grande recupero per il Pdl, è più che corretta. Ed è a questa finalità che si rifanno quegli spot civici ben sapendo che la loro influenza non è decisiva se isolati dal contesto, ma diventa importante se collegati sia alla emittente (Mediaset) sia al tipo di campagna elettorale impostata da Berlusconi il cui scopo di fondo era ed è, per l’appunto, di recuperare l’enorme gap degli inizi, con un Pdl ridotto dal 38 per cento a quasi la metà, individuando nel buco nero degli indecisi l’area da cui trarne e motivarne i delusi. L’altra domanda da porsi è se l’iceberg, quello di Bersani-Vendola, sia ancora così solido,anche alla luce della bomba nella sinistra dell’affaire Mps. I dati dei sondaggi indicano una costante ancorché lieve dimunuzione, dopo l’exploit delle primarie, e ora in seguito allo scandalo Mps e alla tenaglia stretta da Ingroia e Grillo sulle carni pdiessine. Il fatto è, tuttavia, che su questo blocco della sinistra il Cav può fare ben poco se non polarizzare lo scontro come nel passato. 

 C’è ora Monti-Casini e dunque la necessità di una guerriglia quotidiana culminata, appunto, nella ormai famosa “proposta Imu”. Con la quale Berlusconi non solo ha continuato a dettare l’agenda (tasse) sul suo terreno di preferito scontro (televisione) ma ha di fatto mobilitato il suo elettorato potenziale, compresi dunque i molti congelati dentro l’enorme bacino del non voto (oltre sette milioni di voti). Se vogliamo, anche l’acquisto di un fuoriclasse come Balotelli che segna subito ben due gol (uno su un rigore discutibile, ma tant’è), aiuta la mobilitazione, oltre alla impressionante vicenda Mps. Dire dunque che il Cavaliere ha (anche) fortuna non è sbagliato, d’altra parte la fortuna arride agli audaci, o no? Resta da chiederci se, posto che al Senato è quasi certa la mancanza di una maggioranza, la partita per la Camera, cioè per vincere, è a portata di mano.

Se, cioè, il Cav riuscirà a colmare il gap di cinque-sette punti con Bersani, recuperando oltre due milioni di voti dall’iceberg iniziale, come del resto è accaduto, sorprendentemente, nel 2006. Tutto è possibile, si sa. Ma ci sono due o tre problemini per dir così dirimenti. Il primo riguarda la battaglia elettorale che, rispetto alle precedenti non è più a due ma a tre, se non di più. La fine del bipolarismo coincide con la crisi del Pdl - e di un Pd che rifiuta di vincere due anni fa - e la nascita del terzo incomodo di Monti-Casini, destinato a collocarsi come novello Ghino di Tacco sulla Rocca politica di Radicofani, il che cambia il gioco postelettorale (beninteso se Monti si aggirasse sul 15%). L’altro problemino riguarda proprio la mitica proposta Imu. A differenza di quella sull’abolizione dell’Ici avvenuta l’ultima settimana elettorale, questa è stata anticipata di tre settimane dando agli avversari tempo e spazio per smontarla, criminalizzarla, renderla impossibile, relegarla nell’ambito del voto di scambio se non delle favole. Dei sogni il Cav è un narratore tanto affascinante quanto imbattibile. 

Ma i sogni possono avverarsi se si va a votare, sembra suggerire quello spot.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:46