Il “Desiderio di fuga” di Stefano De Luca

Dopo aver gustato l’ultimo, agile, libro di Stefano De Luca, ho finalmente messo a fuoco un’impressione derivata dagli altri suoi romanzi, che però finora mi sfuggiva. Il suo stile, rapido e netto, preciso ma molto passionale, ricorda Mickey Spillane, il grande giallista d’azione americano.

Un tranquillo scorrere degli avvenimenti e improvvise rotture, avventure, ambienti e trame rapidi, sempre con un occhio alla psicologia, vista con disincanto siciliano ma pervasa da un onnipresente eros, vissuto sempre assai felicemente (anche questo è un carattere isolano, almeno della componente aristocratica). La facilità della sua scrittura dà l’impressione che il romanzo inizi da dove vuol farlo partire, ma poi vada dove vuole lui, prendendo vita propria.

In breve, la storia ci presenta uno scienziato di successo, che per proteggere il segreto delle sue scoperte decide di scomparire, abbandonando cattedra, famiglia, città e nazione per riapparire – sotto falso nome – in America, dove continua le sue ricerche. È chiaramente un pretesto. A un certo punto decide una fuga da tutto, perché ne è fortemente attratto.

Lo scienziato che lui tratteggia è essenzialmente un uomo che, a parte alcuni pregi e fobie del mestiere, ha una fortissima tendenza all’avventuriero più che a quel tipo di ricercatore che non ama veramente la scienza in sé, ma l’abbraccia per sfuggire alla vita. Nel suo scienziato, la fuga non è realmente tale (infatti poi torna) ma in realtà una robusta voglia di avventura, che rivela l’animo di marinaio che muove l’autore. Gran bel libro che si legge volentieri e diverte. Insomma, complimenti.

(*) Stefano De Luca, “Desiderio di fuga”, Iride Edizioni, 114 pagine, 11 euro

Aggiornato il 17 gennaio 2023 alle ore 12:03