Il Dante di Fabiana Roscioli

Dante: il viaggio, la terra, la condizione umana. Il viaggio, dal Paradiso terrestre a Gerusalemme, in un lunghissimo cunicolo a imbuto che attraversa il limbo, il Purgatorio e l’Inferno; la terra, nel senso più umanamente terreno, terra che ci circonda ovunque e ricorda come siamo fatti; la condizione umana che ci fa vivere, piccini, in un mondo che ha Lucifero in suo centro motore ma ci permette, se sappiamo alzare lo sguardo, di guardare, al di là dei cerchi angelici che ci sovrastano, la luce di Dio.

Questa Dantesca cosmologia in divenire, morale e medioevale, viene come fissata in un suo attimo dal Dante di Fabiana Roscioli, che ci presenta all’entrata di un cupo cunicolo a forma d’uovo, un enorme gigante che trattiene tra le mani, da assoluto padrone, un microscopico essere umano rosso vivo, simbolo della nostra naturale fragilità.

Il gigante è ambiguo, né diavolo né angelo, di un bianco senza luce scintillante né fondi neri, né buono né cattivo, sembra quasi che possa dipendere dal comportamento del piccolo essere, l’emergere di una sua chiara natura. Lo sfondo della tela (enorme, un metro e mezzo per cinque metri) è rosso viola, come in una miniera di ferro o all’inizio di un girone infernale, ma di nuovo non si vede il rosseggiare delle fiamme, né il “riveder le stelle”, è come un fermo immagine che non lascia intuire se il viaggio proseguirà verso il baratro o verso Gerusalemme.

È come se la Roscioli fissasse sulla tela il libero arbitrio dell’essere umano nel riuscire a determinare lo sbocco del nostro viaggio terreno. E in fondo la vita è una successione di attimi tutti, proprio tutti, capaci di cambiare gli avvenimenti. Questo è ciò che vedo, almeno io, in questo quadro, che al di là delle emozioni che può provocare in ognuno, è comunque una delle più intriganti tra le opere di quella che possiamo considerare una arte moderna, che ha radici nella nostra storia.

Fabiana Roscioli, erede di quella che fu una famiglia di famosi albergatori, da ragazza, dopo essersi diplomata al Liceo Artistico, segue il corso di Storia dell’Arte all’Università “La Sapienza” di Roma, la città dove vive e lavora. Poi frequenta la Scuola di Scenografia dell’Accademia delle Belle Arti di Roma e lavora come disegnatrice presso lo Studio di Architettura Fiorentino, studia pittura figurativa con Vittorio Polidori e realizza un trompe-l’oeil nel ristorante dell’Hotel Royal Santina a Roma. In seguito, segue il corso di decorazione dell’Accademia del Superfluo e frequenta lo studio di design dell’architetto Jeremy King. Una passione di sempre, dunque, ma concentrata sulla natura e sull’essere umano, di cui Fabiana è incessantemente curiosa.

Aggiornato il 18 giugno 2021 alle ore 13:19