Personaggi Leggendari: Gaio Giulio Cesare

Nel mentre il giovane entusiasta macedone percorreva da trionfatore mezzo mondo e scardinava imperi e regni e si inoltrava in terre ignote, la piccola Roma si scostava dai fianchi i molti popoli italici che erano lontanissimi dal cedere, e poi gli stranieri, i Galli, i Cartaginesi, gli Epiroti, ed altri, secoli di guerre più che anni, guerre perpetue, sconfitte al grado della disfatta, ed invece vinceva, Roma, la Roma repubblicana, combattiva, esemplarmente eroica, virtuosissima. Ma le guerre non stavano alle porte di Roma, anche dentro Roma, lotte fierissime, tra ricchi e popolo. Il popolo aveva ottenuto sue rappresentanze, ma i ricchi, i senatori, gli ottimati facevano predazione assoluta. I romani avevano evitato la Monarchia ma non il potere dei ricchi. E non sempre il popolo stava in obbedienza. Oltretutto il popolo combatteva, spesso non ricevendo quanto promesso a chi rischiava l’esistenza.

Si che lotte ve ne furono, sanguinose, al finire del II secolo a.C. due fratelli, Gaio e Tiberio Gracco vennero uccisi perché intendevano largire al popolo frumento e terre. Anche altre guerre interne vi furono in quel tempo, tra il popolare Gaio Mario, condottiero che difese Roma dai barbari, Giugurta, Cimbri, Teutoni, ebbe come avversario Silla, degli ottimati, con alterne vicende. In tali circostanze nacque il romano massimamente glorificato, colui che pareggia Roma ai supremi condottieri, Alessandro, Annibale, Napoleone: Gaio Giulio Cesare. Di nobile ma non ricca famiglia, discendente, forse ancora illusionisticamente, da Romolo e persino da Iulio, figlio di Enea, dunque da Venere. Nell’anno 100 a. C. nacque, dicevo, Gaio Giulio Cesare, nella Suburra, luogo non di gente doviziosa. Non ricco ma di vasta e illustre parentela, gli è zio un personaggio rilevante, Gaio Mario, democratico, dunque a favore del popolo, e condottiero valente, come accennato; fu il primo a formare un esercito di volontari poveri.

Ma gli Ottimati, i senatori, quanti non intendevano cedere né potere né ricchezza ottennero con Lucio Cornelio Silla, alla morte di Mario, (86 a.c.), il predominio, i popolari sono perseguitati, Cesare, giovanissimo, sceglie di salvarsi abbandonando Roma, e svolge la vita militare (81-78 a.C.) in Asia Minore. Alla morte di Silla, torna a Roma, sempre dalla parte democratica, ed inizia una attività di legale, attestando ragguardevoli capacità oratorie. Eletto Pontefice, nel 73, e questore in Spagna, nel ‘68, stringe amicizia con Licinio Crasso, uomo ricchissimo, segnalatosi nella guerra servile contro la rivolta degli schiavi guidati dal leggendario Spartaco, guerra che atterrì i ceti ricchi e l’intera Città, infine gli schiavi furono sterminati, e crocefissi a migliaia. Intanto Cesare segue un accanito democratico, Catilina, che combatte i ricchi ottimati e, non eletto console, congiura contro Roma.

Cesare non lo affianca nella congiura, sconfitta, e mantiene le possibilità della sua ambizione. Nel 65 eletto Edile, nel 63 viene eletto Pontefice Massimo, nel 62 pretore, e propretore in Spagna. Ma il potere che gli consente o inizia a consentirgli imprese vaste fu l’avere stabilito con Licinio Crasso e Gneo Pompeo, il Triumvirato, una tripartizione delle cariche, nell’anno 60. Console nel 59, propone quella politica democratica a favore del popolo che lo animava dalla giovinezza. Sorge da quel momento l’antagonismo con il Senato. Cesare nella spartizione dei poteri del Triumvirato è proconsole in Gallia, assoggettata con guerre ferine; dimostra superiori qualità di condottiero, e avvince a sé le legioni (58-51 a.C.). La morte di Licinio Crasso (53 a. C.), per mano dei Parti, spezza il Triumvirato. Il Senato, temendo il democratico Cesare, nomina Gneo Pompeo Console unico, nel 52 a.C., e ordina a Cesare di tornare, senza Legioni.

Cesare obbedisce. Torna: con le Legioni! È di fronte al fiume Rubicone, che deve scegliere? Pochi metri e Lui, romano, condottiero che ha difeso, glorificato l’Urbe diverrebbe, superando con le armi il Rubicone, traditore, nemico della Patria. Ma se cede le Legioni cadrebbe in pugno ai senatori, a Pompeo. Invece, se lo oltrepassa e vince, la vittoria lo assolverà, sarà Lui stesso a sanare se stesso! Un salto, ed è compiuta la scelta che segna la Storia. Fuggono i senatori che osarono comandarlo, fugge lo stesso Pompeo. I pompeiani sono battuti a Ilerda, in Spagna, ed a Marsiglia, Pompeo a Farsalo, nel ‘48. Cesare è console, poi dittatore, poi console per un decennio, poi Console a vita. Pompeo viene ucciso, gli ultimi pompeiani annientati. Cesare può infine compiere gli scopi che concepiva da decenni.

Quali? Il potere in mano non più dei Senatori, degli ottimati o di consoli spesso contrastanti o sottoposti ai senatori o contrastanti con cariche diverse, il potere ad un singolo che, nel caso di Cesare, disponeva anche dell’esercito, un potere armato. Era, il dominio, la famigerata Monarchia? In ogni modo Roma da tempo viveva di conflitti. Con il potere armato, Cesare intendeva largire maggiormente al popolo. Le sterminate ricchezze che pervenivano dalle terre assoggettate a Roma, oro, argento, marmi, pietre, schiavi, venivano attribuite agli ottimati, ai senatori, che ne facevano uso smodato anche se, spesso, consegnando alla posterità Ville e arte mirabile. Ormai i costumi cambiavano, dopo l’Era Repubblicana, parsimoniosa, guerriera, il ricco romano cercava il piacere di vivere. Inoltre, nei fini di Cesare: associare più che dominare i Paesi vinti. Cesare si spinge ad unirsi a Cleopatra, Regina dell’Egitto, ne ha un figlio, Cesarione, resta, Cesare, ammirato dalla civiltà egiziana. Per i senatori, per i Repubblicani, tutto ciò è intollerabile, suppongono che Cesare voglia farsi Re, opprimere le libertà, favorire stranieri e popolo, offuscare i senatori, la Repubblica, gli ottimati. Deve morire.

Congiura e morte di Cesare

È il 15 marzo del 44. “Amici” si recano da Cesare per andare insieme alla Curia. Siamo al centro di Roma, allora come adesso, Piazza Argentina, Piazza Venezia. Cesare è indeciso. La moglie lo vorrebbe a casa. Ma i congiurati “devono” farlo uscire, insistono, lo sollecitano. Cesare consente. Non ha scorta. Cesare è scorta a se stesso. Procedono. Pare che un indovino gli predicesse di temere le Idi di Marzo. Gli “amici” si accostano, vogliono parlargli, infine di colpo un pugnale, il colpo di un pugnale, il primo colpo del primo pugnale. Cesare non ha paura, Cesare è un uomo forte, ancora forse non comprende che quello è il primo colpo del primo pugnale. Ma ora è una folla di pugnali, tutti hanno il pugnale, tutti lo colpiscono. Ma è quando lo pugnala Bruto, Cesare lo aveva per amico filiale, che Cesare è colpito a morte, dal pugnale e dal tradimento. Ha l’energia ultima di tirarsi sul volto la tunica, i romani coprivano la morte, per dignità. Cesare si copre anche per non vedere chi lo aveva, da (ingannevole) amico, ucciso.

I congiurati credono di avere il popolo dalla loro o credono che morto Cesare i repubblicani ed i senatori abbiano il dominio. Avviene il contrario. Il “popolo” piange Cesare, che li ha favoriti nel Testamento, il cesariano Marco Antonio, sopra tutti, amico e compagno di guerre, assume la parte dei vendicatori di Cesare. Ma avviene l’inaspettato, un giovane, un ragazzo si considera e vuole essere l’erede, è imparentato ma anche adottato da Cesare, il suo nome è Ottaviano. Non avrà pace, anzi: avrà pace soltanto con l’uccisione dei congiurati. Uno ad uno o sono uccisi o si uccidono. Ottaviano con Antonio e Lepido stabilisce anch’Egli un Triunvirato, e si tiene Roma. Antonio l’Egitto. Ed ancora una volta entra nella Storia Cleopatra. In tal caso la relazione con Antonio è piena. Antonio si orientalizza, si avvince a Cleopatra. Hanno dei figli, concepiscono una sovranità divisa da Roma. Ottaviano fa intendere ai senatori che Antonio è nemico di Roma. Si viene alla guerra. Ad Azio Antonio e Cleopatra perdono le speranze e la battaglia. Antonio si uccide.

 La morte di Antonio uccide Cleopatra. Le viene meno l’uomo amato e l’uomo che ne sosteneva il Regno. Di sicuro Cleopatra ed Antonio vissero non esclusivamente un vincolo di potere, pare che esistesse passione sensuale, forse passione amorosa. Ottaviano non sarebbe stato avvinto dalle fascinazioni di Cleopatra. Ottaviano Augusto odiava l’Oriente, ne temeva la presa che poteva stabilire su Roma. Ottaviano esigeva l’Impero di Roma, non sovranità staccate da Roma, meno che mai un Regno d’Oriente, come vagheggiavano Antonio e Cleopatra. Quest’ultimo si concluse con la morte di Antonio e Cleopatra. Da quel momento sarebbe esistito, per secoli, e, nella memoria, per sempre, l’Impero di Roma.

L’età di Cesare

Torniamo a Gaio Giulio Cesare, nel secolo che da Lui prende nome, l’Età di Cesare, esistettero poeti magnifici, il dolente innamorato Catullo e l’incredibile Tito Lucrezio Caro, autore di un poema che incomparabilmente unisce scienza, filosofia, emozioni vitali e consegna all’umanità la rappresentazione di una vita senza dei attivi, senza oltremondi, senza religioni, del tutto mortale, del tutto da vivere nella vita. Ma eccelle anche lo stesso Gaio Giulio Cesare, che narra di sé in terza persona, e di assedi, lotte, capi, vittorie, sia nelle guerre galliche sia nella guerra civile. Marco Tullio Cicerone, Catone l’Uticense, Sallustio si distinguono allora e ancora. Ma anche Pompeo avrà il suo cantore, sarà il nipote del filosofo stoico Seneca, sarà il giovanissimo Marco Anneo Lucano (39-65 d. C.) ad elogiare Pompeo, il poema “Pharsalia” (Farsalia) forse il più tragico dei poemi latini, esalta con Pompeo l’avversione alla tirannide. Ma Lucano, che visse e fu costretto ad uccidersi ai tempi di Nerone, avversava Cesare per avversare Nerone.

Alessandro e Cesare

Alessandro e Cesare concepirono lo stesso ideale, un potere che comprendeva vari popoli, e l’uno e l’altro ebbero ostili chi teneva al potere di un popolo sugli altri. Ma per Alessandro e Cesare lo stare insieme non era mescolanza confusionaria, perdita della propria civiltà bensì conoscenza vicendevole, nutrimento reciproco, esaltazione delle varie civiltà. La nostra non è epoca alessandrina. La nostra non è epoca cesariana. Se mai epoca babilonica.

Aggiornato il 29 novembre 2021 alle ore 18:18