Il Fisco distratto

Ci sono certe cose del fisco nostrano che non si riescono proprio a capire. Con tutti gli sforzi e la buona volontà, come (non) funzionano gli accertamenti fiscali nel nostro Paese è davvero difficile da comprendere. È purtroppo oramai noto ai più come dalle nostre parti sia più facile evadere le imposte che fare un tuffo in mare.

Ed è altrettanto risaputo come al fisco sia più facile fare accertamenti e tartassare 'quelli della busta paga' che non beccare chi delle imposte da pagare se ne frega altamente. Insomma, è lo stesso Fisco per il quale (la notizia è dell'altro giorno, cronaca bolognese di Repubblica) neppure esisteva un pregiudicato pur avendo lo stesso intestate 283 autovetture tra Mercedes, Bmw, Lancia e Audi. L'uomo, del resto, risultava già condannato in via definitiva per reati contro il patrimonio, con prededenti penali per contrabbando, ricettazione, truffa, furto aggravato e altro.

Eppure per il nostro fisco distratto quell'uomo "non esisteva". Perchè lui, il fisco si intende, non è capace di beccare praticamente chicchessia se non quelli più facilmente controllabili (e quindi potenzialmente meno 'evasori'): i veri capitali "a nero" sono altrove ma nessuno sa (o finge di sapere) dove. Tanto per tornare al pregiudicato di cui sopra, le cronache ci fanno anche sapere che le autovetture venivano concesse in uso a pregiudicati dell’Est per compiere furti e rapine. In soli quattro giorni, dal 29 agosto a 1° settembre, hanno viaggiato in autostrada senza pagare pedaggio per un importo di 52mila euro.

Sempre secondo le indagini, nell'arco di una decina d'anni il pregiudicato ha movimentato su un conto corrente denaro contante e assegni bancari per un valore di oltre 650 mila euro. Ma naturalmente il fisco, quello dei "controlli incrociati", mai di nulla si era accorto.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:46