L’Oblio oncologico è legge

La norma interessa un milione di italiani. Per le persone guarite da un tumore, adottare un bambino, chiedere un mutuo in banca, partecipare a un concorso non rappresenterà più un problema. L’oblio oncologico diventa finalmente legge anche in Italia e sancisce il diritto all’oblio per coloro che sono stati affetti da patologie oncologiche con l’obiettivo di prevenire le discriminazioni e tutelare i diritti. Il via libera definitivo e all’unanimità al disegno di legge è arrivato ieri dall’Aula del Senato, dopo l’ok già ricevuto dalla Camera, con 139 voti favorevoli. Un lungo applauso con i senatori in piedi ha seguito il voto dell’assemblea. Plaudono oncologi e associazioni e il ministro della Salute Orazio Schillaci parla di una “una legge di civiltà”. Con l’approvazione definitiva della legge, “che il Governo ha fortemente sostenuto – afferma Schillaci – vinciamo una battaglia di civiltà a difesa delle persone guarite dal cancro. Ringrazio i parlamentari di tutte le forze politiche che con questo provvedimento hanno contribuito a restituire alle persone che si sono lasciate alle spalle un tumore la possibilità di vivere una vita piena senza steccati e discriminazioni”.

Un traguardo che l’Italia raggiunge dopo Francia, Portogallo, Spagna e anche altri Paesi quali Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. Nel febbraio 2022 la Commissione europea, nell’ambito del Piano oncologico europeo, ha auspicato che tutti gli Stati membri si dotino di una legge sul Diritto all’oblio oncologico entro il 2025. Sono un milione gli italiani interessati dall’oblio oncologico perché considerati guariti, a fronte di 3,6 milioni che vivono con una diagnosi di cancro. Per Francesco Perrone, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), “i cittadini guariti dal cancro in Italia non saranno più discriminati nella vita sociale, professionale e familiare. Sono infatti previste specifiche norme che tutelano gli ex pazienti da possibili discriminazioni nel campo assicurativo e finanziario, oltre che nell’ambito lavorativo. La Legge prevede il divieto di richiedere informazioni su una pregressa patologia oncologica dopo dieci anni dal termine dei trattamenti in assenza di recidiva di malattia in questo periodo. Per i pazienti in cui la diagnosi sia antecedente ai 21 anni, questo limite è ridotto a 5 anni. La legge non tutela solo nei rapporti con banche e assicurazioni ma anche in sede concorsuale, qualora sia prevista un’idoneità fisica e nell’ambito dei procedimenti di adozione”.

È pertanto, sottolinea Perrone, “una legge più avanzata rispetto a quanto stabilito in altri Stati che hanno già adottato norme su questo tema”. È inoltre previsto che, con procedure da definire attraverso un tavolo tecnico del Ministero della Salute, vengano istituite tabelle che consentano di ridurre ulteriormente questi tempi in base alla differente patologia oncologica. Soddisfatto anche Francesco Cognetti, presidente Foce (Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi), che auspica ora una “reale e concreta applicazione della legge”. E plaude il mondo del volontariato. “Finalmente – dice il presidente della Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) Francesco De Lorenzo – viene cancellato per legge lo stigma cancro uguale morte o malattia inguaribile, purtroppo ancora ben radicato nel comune sentire”. Parlano di “vittoria storica” anche la Federazione italiana delle associazioni di genitori e guariti oncoematologia pediatrica (Fiagop) e l’Associazione italiana ematologia oncologia pediatrica (Aieop): “Si spazza via lo stigma della malattia imposto dalla burocrazia”. Per il presidente della Commissione Affari Sociali e Salute della Camera, Ugo Cappellacci, “con l’approvazione definitiva del ddl, alla guarigione segue ora il ritorno alla vita sociale per gli ex pazienti. Una bella pagina di libertà e di speranza”.

Aggiornato il 06 dicembre 2023 alle ore 11:21