Taccuino Liberale #22

Il Taccuino Liberale di questa settimana doverosamente gioisce per la fine di una incredibile vicenda che aveva come protagonista una giovane donna italiana e giornalista, Cecilia Sala.

Ad un certo punto la partita sembrava mettersi malissimo, poi il lavoro sinergico di presidente del Consiglio, diplomazia, servizi e tutto quello che può aver aiutato e coadiuvato a raggiungere questo magnifico risultato, ha fatto sì che ieri, il generale Giovanni Caravelli, nato a Frisa (Ch) , Generale di Corpo d’Armata dell’Esercito Italiano, capo dell’Aise, volasse personalmente a Teheran per assicurare il rientro di Cecilia Sala. La sua agenzia, in coordinamento con il ministero degli Esteri, ha proceduto sui due binari del negoziato: per garantire le condizioni di detenzione e per concludere le trattative con i pasdaran per la liberazione.

A lui, che nessuno cita, che nessuno ha ricordato va, o dovrebbe andare, il ringraziamento più profondo di chiunque abbia avuto davvero a cuore questa vicenda, ed il pensiero va ai tanti cittadini, giornalisti ancora detenuti, perché possano trovare presto la via della libertà. È finita per Cecilia Sala ma non per tanti altri detenuti anche da anni, e che non possiamo, non dobbiamo dimenticare.

Fatto questo doveroso omaggio abbiamo l’obbligo però di porre l’attenzione su una questione che è stata accennata anche ieri in conferenza stampa dalla premier. L’avevamo già affrontata qualche taccuino fa, ed essendo stata irrisolta proviamo a spiegare perché è urgente e doveroso che la questione venga affrontata al più presto: ossia la mancata elezione dei giudici della Corte Costituzionale.

È dal novembre 2023 che la Corte lavora a ranghi ridotti e a partire dall’1° gennaio 2025 i giudici di nomina parlamentare, che hanno finito il mandato, sono diventati addirittura 4 su 5 dei previsti. 

Può il Parlamento (e dietro di esso i partiti politici) rinunciare per così tanto tempo ad essere rappresentato all’interno della Consulta? Il tutto per quei giochini di potere, di equilibri e rivalse che davvero nel 2025 sono incomprensibili per la maggioranza della popolazione, degli elettori. 

Sta perdendo un’occasione questa nuova maggioranza parlamentare assieme a questa politica ormai supportata da meno della metà degli aventi diritto al voto. Una opposizione che per dimostrare di esistere rinuncia a trovare un accordo e a dare al paese una Consulta autorevole e pienamente funzionante dà la misura della considerazione che ha di sé, e soprattutto dell’attenzione che ha nei riguardi del paese.

Luigi Einaudi, più di una volta inviò messaggi alle Camere su questioni che riteneva importanti, chissà che anche il presidente, visto il perdurare dell’empasse, non arrivi a prendere una simile iniziativa affinché il Parlamento proceda speditamente alla nomina dei troppi giudici mancanti. Del resto la presidenza ha sempre adempiuto ai suoi doveri di nomina e sono oggi presenti tutti e cinque i giudici di nomina presidenziale. Anche i giudici di nomina da parte delle supreme magistrature ordinarie ed amministrative sono in carica, quindi la maglia nera, è purtroppo tristemente detenuta in solitaria dal Parlamento.

La Corte costituzionale potrà sembrare al cittadino meno esperto di cose costituzionali ed istituzionali un accessorio di poco conto eppure, con le sue decisioni, può incidere sulla vita dei cittadini, sulle loro libertà, sulle istituzioni quando entrano in conflitto esprimendosi in momenti salienti della vita – politica e non – del paese. 

Non serve tanto a preservare quella che qualche anima bella chiama la Costituzione più bella del mondo, ma valuta il rispetto dei dettami costituzionali dell’attività legislativa ordinaria, che non sempre è di eccelsa qualità, e decide su altre questioni fondamentali che possono incidere anche profondamente nella vita dei cittadini.

Sebbene il suo operato non sia percepito a tal guisa, una Corte costituzionale ben bilanciata e pienamente costituita se non rappresenta di per sé una garanzia assoluta di tutela per il cittadino circa l’output (sentenze ed orientamento giurisprudenziale) rinunciare da parte del Parlamento alla sua rappresentanza crea un vulnus nell’applicazione della Costituzione e non fa un buon servizio al Paese. 

Auspichiamo che questa situazione che si trascina dal novembre 2023 e si è aggravata nel nuovo anno, venga presto risolta. Non è un bello spettacolo assistere a rimandi sine die delle elezioni, come accaduto la scorsa estate. Né può diventare accettabile assistere a tante altre convocazioni per elezioni che ad oggi sono state ben otto senza però raggiungere alcun risultato.

Sembrerà incredibile, ma per la propria libertà i cittadini hanno bisogno anche di una Corte costituzionale efficiente ed efficace. Magari con qualche nome nuovo, di spessore, non la solita nomina di completamento di carriera (come spesso è considerata dagli aspiranti giudici) ma piuttosto come apporto di idee al servizio del Paese.

Fate presto, fate bene.

(*) Leggi il Taccuino liberale #1#2#3, #4#5#6#7#8#9#10#11#12#13, #14, #15, #16, #17, #18, #19, #20, #21

Aggiornato il 10 gennaio 2025 alle ore 13:12