Federico Freni è sconcertato dalle parole di Maurizio Landini. Il segretario della Cgil ieri ha detto che “è arrivato il momento di una vera rivolta sociale”. E ha aggiunto che lo sciopero generale del 29 novembre sarà l’inizio di una “battaglia” per cambiare la terza Manovra del Governo. Landini ha manifestato la propria contrarietà per l’accordo per gli statali senza Cgil e Uil. Tuttavia, secondo il sottosegretario del Ministero dell’Economia, intervistato dal Corriere della Sera, “il Paese può andare avanti benissimo anche senza l’astio e l’irresponsabilità di Landini. A me pare che la Cgil si appassioni sempre molto della forma e poco del contenuto. Questo Governo non ha mai negato il confronto, preventivo e successivo. Ma forse i toni concitati di Landini sono da ricondurre ad altre ragioni. Alla difficoltà di ammettere che questa manovra dà risposte concrete ai lavoratori con redditi medio-bassi: meno tasse e stipendi più alti, per sempre”. Sul fatto che Landini insegua un disegno politico, Freni commenta: “Non sarebbe una novità: è una tentazione ricorrente. In ogni caso decidere di misurarsi con i problemi dei cittadini è sempre lodevole. Se vuole, da eletto, lo aspettiamo in Parlamento”.
A Landini replica anche il leader della Cisl Luigi Sbarra rispondendo al Tg1. A suo avviso è “sbagliato infiammare gli animi e invocare rivolte sociali. Il Paese ha bisogno di unità, di coesione di concorsi di corresponsabilità per affrontare insieme le tante sfide che abbiamo davanti a noi. Sbagliato, infiammare gli animi e invocare rivolte sociali: la vera esigenza, la grande prospettiva è la partecipazione per migliorare le conquiste sociali per rivendicare diritti e tutele”. Per la deputata di Forza Italia Erica Mazzetti, “questo Governo sta guidando con impegno e fermezza il nostro Paese in una fase complessa, creando le condizioni per nuove assunzioni e un clima di fiducia per gli investitori e i mercati. A chi giova alimentare tensioni e mettere l’uno contro l’altro? A nessuno, men che meno ai lavoratori, che infatti sono sempre più lontani da un sindacato lontano dai loro bisogni concreti. Certe affermazioni non meritano di passare sotto traccia perché in questo delicato frangente storico non c’è affatto bisogno di caos o di destabilizzazione, ma sono convinta che i lavoratori italiani non cederanno a certe pulsioni distruttive e autodistruttive. C’è invece bisogno di un dialogo tra politica e parti sindacali, purché sulla base di una reciproca legittimazione”.
Aggiornato il 07 novembre 2024 alle ore 15:28