La resa incondizionata dell’Europa alla protesta degli agricoltori europei è una buona notizia per il futuro. Forse, i leader europei hanno fiutato l’area che tira nel sentiment di molti cittadini europei che sono stanchi di una Europa matrigna che li danneggia a causa di una ossessione ecologica che sta mettendo in ginocchio interi settori economici. Appartengo a una generazione talmente interessata alla polis che non avrebbe accettato supinamente un regime, quello instaurato in Unione europea, che non ha nulla di democratico. Chi si sente politicamente rappresentato dalla nomenklatura che governa a Bruxelles? Chi riconosce l’autorità politica della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen o del presidente del Consiglio europeo Charles Michel? Chi conosce i nomi e le nazionalità dei commissari dell’Unione europea? Eppure costoro sono stati messi nelle condizioni di determinare le politiche economiche e sociali delle nazioni che fanno parte dell’Unione europea.
A mio parere, la manifesta simpatia dell’opinione pubblica italiana ed europea, nonostante gli evidenti disagi, nei confronti della protesta degli agricoltori in tutta Europa è dovuta al fatto che i cittadini comuni considerano le cosiddette istituzioni europee lontane anni luce dal loro sentire e non legittimate politicamente a decidere sulla loro vita e sui loro interessi economici senza un vero mandato democratico. I cittadini comunitari vivono la pianificazione coatta, imposta dai burocrati di Bruxelles, su ogni aspetto della loro vita e sui loro interessi economici come una violenza. Il livello di ingerenza della pianificazione dei burocrati europei ha raggiunto livelli di prevaricazione tipici di uno Stato etico che fanno impallidire i piani economici quinquennali di sovietica memoria.
Già facciamo fatica, in una democrazia imperfetta qual è quella italiana, a riconoscere un presidente della Repubblica, quello italiano, che è stato votato da un Parlamento diverso da quello attuale; figuriamoci per una governance europea la cui composizione è il risultato di norme bizantine che nulla hanno a che fare con una democrazia liberale che prevede una competizione elettorale tra schieramenti politici alternativi. I primi a rendersi conto che il vaso era colmo sono stati i cittadini del Regno Unito, tra le più antiche democrazie del mondo, che a maggioranza, con la Brexit, hanno deciso di riprendersi la loro libertà da una Unione europea che si era arrogata il diritto di condizionare ogni aspetto della vita dei cittadini comunitari. La contestazione degli agricoltori iniziata in Germania, che si è subito allargata a tutta l’Europa, è l’effetto di una malattia severa che porterà inevitabilmente alla fine di una Unione europea così come è oggi concepita e amministrata politicamente.
Il detto “contadino, scarpe grosse e cervello fino” ha trovato riscontro nella sollevazione spontanea di operatori di un settore economico, il primario, che si sente minacciato e che non vuole fare la stessa fine di altri comparti industriali, del settore secondario, di eccellenza che sono stati sacrificati in nome della nuova religione integralistica che è stata denominata “Green new deal”; come l’industria dell’auto a combustione che aveva raggiunto livelli di emissioni di CO2 compatibili con la produzione di inquinanti come le auto elettriche. Automezzi che sono troppo costosi sia per i prezzi che per la loro manutenzione e che permetteranno alle auto elettriche prodotte in Cina di distruggere le industrie dei Paesi occidentali. Lo stesso suicidio economico della manifattura europea si è concretizzato con la produzione di pannelli solari che sono ormai monopolio mondiale delle fabbriche cinesi.
Perfino l’efficientissima industria tedesca si è dovuta arrendere al dumping della produzione low cost cinese ed è pronta ad uscire dalla produzione di pannelli solari e fotovoltaici se non saranno sussidiati dallo Stato per poter reggere la concorrenza sui prezzi dei prodotti cinesi. Piuttosto che vedere lentamente morire le loro aziende, gli agricoltori hanno deciso di vendere cara la pelle. Voglio sperare che i leader politici europei si siano resi conto che l’Unione europea, così com’è oggi, è destinata al fallimento e necessita di una profonda riforma del sistema di Governo!
Aggiornato il 09 febbraio 2024 alle ore 09:10