La luna di miele tra gli italiani che simpatizzano per il centrodestra e il Governo comincia ad incrinarsi. Dopo 15 mesi dall’insediamento del nuovo Esecutivo non si è ancora visto il cambio di passo che gli elettori moderati si aspettavano da un Governo conservatore. Sul tema fondamentale delle riforme proposte, nel programma di Governo, dalla coalizione di centrodestra siamo ancora a livello di buone intenzioni. Alla riforma, tanto attesa dagli italiani, che prevedeva l’elezione diretta del presidente della Repubblica si è preferito optare, diversamente da quanto previsto nel programma politico, per una non meglio precisata elezione diretta del premier che non dovrebbe “intaccare i poteri del capo dello Stato”. Non era nelle intenzioni degli elettori che hanno votato per la coalizione di centrodestra mantenere inalterati i poteri attuali del capo dello Stato! Memori di presidenti della Repubblica che invece di “arbitri” hanno sempre giuocato per la sinistra. La riforma fiscale, ad oggi, si è limitata ad una rimodulazione delle aliquote fiscali che ancora una volta avvantaggia i redditi più bassi e continua a penalizzare il ceto medio. In sostanza, mantenendo di fatto inalterata l’insostenibile pressione fiscale su quella fascia di contribuenti: i lavoratori autonomi, i professionisti e le piccole imprese, il fulcro del sistema produttivo italiano, per mantenere una serie infinità di bonus come un qualsiasi Governo grillino o di centrosinistra.
Provvidenze pubbliche che dovevano essere, con maggiore coraggio, abolite per permettere una riduzione per tutti della pressione tributaria senza squilibrare i conti pubblici. Anche la cosiddetta “pace fiscale” si è limitata a prorogare con la rottamazione quater quanto era stato già fatto dai Governi di sinistra con la rottamazione delle cartelle, la rottamazione bis e ter. Nulla di nuovo sotto il sole. È giunto il momento che i leader dei partiti di centrodestra, senza ulteriore indugio, si riuniscano in conclave per decidere una volta per tutte le candidature alle Regionali e i criteri condivisi da adottare per le altre elezioni amministrative. Gli elettori non capirebbero questi conflitti tra partiti alleati che potrebbero compromettere il risultato elettorale. Situazione totalmente diversa è quella relativa alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo dove i singoli partiti alleati – Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia – sono in aperta competizione tra di loro, in conseguenza del sistema elettorale proporzionale con soglia di sbarramento al 4 per cento e per il fatto che, in Europa, i tre maggiori partiti della coalizione di Governo in Italia appartengono a tre raggruppamenti diversi. Fratelli d’Italia aderisce ai Conservatori e riformisti ed esprime la presidente del gruppo nella persona di Giorgia Meloni. La Lega appartiene al gruppo Identità e democrazia e Forza Italia al gruppo del Partito popolare europeo.
È certamente un’anomalia politica il fatto che i tre partiti alleati in Italia siano avversari in Europa. Le motivazioni dell’appartenenza a famiglie politiche diverse nel Vecchio Continente è da ricondurre al fatto che è anomalo l’attuale sistema di governance dell’Unione europea dove da sempre esiste un accordo politico tra i popolari e i socialisti. Sistema politico tutt’altro che democratico e che non prevede l’alternanza centrodestra-centrosinistra che costringe ad alleanze omogenee. Urge l’accordo politico sulle candidature alle Regionali per confermare la compattezza dei partiti alleati. E, dopo le elezioni europee dell’8 e 9 giugno, il Governo ritorni a perseguire le riforme promesse in campagna elettorale ovvero facendo politiche economiche di centrodestra!
Aggiornato il 16 gennaio 2024 alle ore 12:14