Arriva Elly: così muore il Pd delle riforme

La vittoria di Elly Schlein alle primarie del Partito Democratico consegna le chiavi dem alla 37enne. La sconfitta di Stefano Bonaccini e la conseguente svolta a sinistra, di riffa e di raffa, avvicina il Pd al Movimento Cinque Stelle e manda a casa l’ala riformista.

Va ricordato che proprio solo due mesi fa Schlein riprende la tessera del Pd, dopo i saluti di qualche anno prima (e il successivo passaggio a Possibile), in polemica con la gestione dell’allora segretario, Matteo Renzi e con una linea politica dell’ex premier definita di “centrodestra”. È indubbio che già questo elemento possa essere un punto su cui riflettere circa le prossime possibili – e impossibili – convergenze. Non è escluso, quindi, che ci possa essere una diaspora dei riformisti (e pertanto una fuga degli elettori) verso il Terzo Polo. A tal proposito, un tweet di Carlo Calenda (Azione) appare tutto, fuorché sibillino: “Dopo l’elezione di Schlein il campo è ben definito: Pd/5Stelle su posizioni populiste radicali; FdI guida la destra; il Terzo Polo che rappresenta riformisti, liberal-democratici e popolari. Domani partirà un cantiere aperto e inclusivo, per arrivare a un partito unico. Porte aperte”.

Intanto, i primi scossoni già si avvertono sul comparto centrista. Beppe Fioroni, uno dei fondatori del Partito Democratico, commenta al Tg2000: “È un Pd distinto e distante da quello che avevamo fondato, che metteva insieme culture politiche diverse dalla sinistra al centro, con i cattolici democratici, i popolari e la Margherita. Oggi legittimamente diventa un partito di sinistra che nulla a che fare con la nostra storia, con i nostri valori e la nostra tradizione. Per questo abbiamo dato vita ad un nuovo network dei cattolici e democratici Piattaforma popolare-Tempi nuovi per farla diventare la casa di tutti quei popolari e cattolici che sono stati marginalizzati e allontanati”.

“Vogliamo ripartire – insiste – dai territori e ridare una speranza, affinché queste idee e valori possano essere trasmessi ai nostri giovani e possano contribuire alla costruzione di un mondo migliore. Nel Pd rientrano Bersani e Speranza, che erano usciti perché il Pd era troppo di centro e, oggi, si trovano a casa loro in un partito di sinistra. Noi costruiamo una nostra area, per continuare a essere orgogliosamente quello che siamo sempre stati”.

Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera, all’emittente ligure Telenord nota: “Se come gesto di benvenuto metterei a disposizione il mio mandato? Posso parlare solo per me: è naturale che sia così. Con l’elezione del nuovo segretario, troverei normale che venisse rimesso il mandato, lo avrei fatto anche se avesse vinto Bonaccini. Ed è vero che i gruppi parlamentari sono il luogo dove il partito farà l’opposizione, più dura e determinata. La Camera è il luogo dove oggi siamo riusciti a farla questa opposizione, penso ai temi della giustizia, delle Ong e della manovra di bilancio. Io continuerò a fare la mia parte”.

La situazione è comica ma seria sul fronte democrat. Di certo è che Giorgia Meloni, con tanto di pop-corn fumanti, si sta godendo lo spettacolo. Se riesce a tenere a bada la sua coalizione, con questi chiari di luna il futuro si preannuncia decisamente roseo.

Aggiornato il 27 febbraio 2023 alle ore 17:38