Arriva Elly: così muore il Pd delle riforme

lunedì 27 febbraio 2023


La vittoria di Elly Schlein alle primarie del Partito Democratico consegna le chiavi dem alla 37enne. La sconfitta di Stefano Bonaccini e la conseguente svolta a sinistra, di riffa e di raffa, avvicina il Pd al Movimento Cinque Stelle e manda a casa l’ala riformista.

Va ricordato che proprio solo due mesi fa Schlein riprende la tessera del Pd, dopo i saluti di qualche anno prima (e il successivo passaggio a Possibile), in polemica con la gestione dell’allora segretario, Matteo Renzi e con una linea politica dell’ex premier definita di “centrodestra”. È indubbio che già questo elemento possa essere un punto su cui riflettere circa le prossime possibili – e impossibili – convergenze. Non è escluso, quindi, che ci possa essere una diaspora dei riformisti (e pertanto una fuga degli elettori) verso il Terzo Polo. A tal proposito, un tweet di Carlo Calenda (Azione) appare tutto, fuorché sibillino: “Dopo l’elezione di Schlein il campo è ben definito: Pd/5Stelle su posizioni populiste radicali; FdI guida la destra; il Terzo Polo che rappresenta riformisti, liberal-democratici e popolari. Domani partirà un cantiere aperto e inclusivo, per arrivare a un partito unico. Porte aperte”.

Intanto, i primi scossoni già si avvertono sul comparto centrista. Beppe Fioroni, uno dei fondatori del Partito Democratico, commenta al Tg2000: “È un Pd distinto e distante da quello che avevamo fondato, che metteva insieme culture politiche diverse dalla sinistra al centro, con i cattolici democratici, i popolari e la Margherita. Oggi legittimamente diventa un partito di sinistra che nulla a che fare con la nostra storia, con i nostri valori e la nostra tradizione. Per questo abbiamo dato vita ad un nuovo network dei cattolici e democratici Piattaforma popolare-Tempi nuovi per farla diventare la casa di tutti quei popolari e cattolici che sono stati marginalizzati e allontanati”.

“Vogliamo ripartire – insiste – dai territori e ridare una speranza, affinché queste idee e valori possano essere trasmessi ai nostri giovani e possano contribuire alla costruzione di un mondo migliore. Nel Pd rientrano Bersani e Speranza, che erano usciti perché il Pd era troppo di centro e, oggi, si trovano a casa loro in un partito di sinistra. Noi costruiamo una nostra area, per continuare a essere orgogliosamente quello che siamo sempre stati”.

Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera, all’emittente ligure Telenord nota: “Se come gesto di benvenuto metterei a disposizione il mio mandato? Posso parlare solo per me: è naturale che sia così. Con l’elezione del nuovo segretario, troverei normale che venisse rimesso il mandato, lo avrei fatto anche se avesse vinto Bonaccini. Ed è vero che i gruppi parlamentari sono il luogo dove il partito farà l’opposizione, più dura e determinata. La Camera è il luogo dove oggi siamo riusciti a farla questa opposizione, penso ai temi della giustizia, delle Ong e della manovra di bilancio. Io continuerò a fare la mia parte”.

La situazione è comica ma seria sul fronte democrat. Di certo è che Giorgia Meloni, con tanto di pop-corn fumanti, si sta godendo lo spettacolo. Se riesce a tenere a bada la sua coalizione, con questi chiari di luna il futuro si preannuncia decisamente roseo.


di Claudio Bellumori