Il silenzio di Draghi

Il magistrato Nicola Gratteri ha detto che “Mario Draghi non ha mai pronunciato la parola mafia”. Affermazione che potrebbe dividere l’opinione pubblica italiana tra chi sostiene che la mafia non esiste, e chi invece la vede come il principale freno alla nostra economia. Non volendo entrare nei particolari locali, ovvero le caratteristiche delle organizzazioni criminali italiane, si vorrebbe tanto che la magistratura indagasse e processasse il combinato disposto mafioso internazionale che non permette più agli italiani di lavorare, fare impresa, risparmiare e costruirsi casa.

Ovvero il nefando accordo di cartello tra speculazione finanziaria internazionale e i cosiddetti “referenti istituzionali” italiani che s’alternano nell’esecutivo per varare riforme fiscali punitive del lavoro e dei patrimoni dei cittadini, col solo e unico fine d’azionare una sorta di politica usuraia e del pizzo sui contribuenti. Ovvero generare un prezzo di fuga dall’Italia, con conseguente svendita dei patrimoni. Perché c’è la sensazione che l’Italia sia retta da un patto internazionale mafioso. Infatti per mafia s’intende una organizzazione criminale che governa con la violenza un territorio, e gli italiani subiscono quotidianamente le minacce d’una classe dirigente che precarizza il lavoro, che invita a chiudere bottega, che istiga al suicidio chi è ridotto in povertà: l’esempio è rappresentato dalle attività artigianali di colpo bollate come “non a norma Ue”, e non dimentichiamo la “rottamazione delle attività tradizionali”, e nemmeno i suicidi degli imprenditori accusati d’evasione fiscale poi risultata non vera.

La mafia è caratterizzata dall’omertà, e certamente l’atteggiamento della classe dirigente statale (inclusi magistrati del civile, fallimentare e amministrativo) si dimostra omertosa e complice del progetto di disarticolazione del sistema economico italiano, con evidenti atti indirizzati a liquidare le Pmi (Piccole e medie imprese) e il patrimonio immobiliare delle famiglie. Nelle mafie ci sono i riti d’iniziazione? E come dovremmo chiamare pranzi e “cene d’affari” romane dove alta dirigenza di stato, magistrati e banchieri s’incontrano per intendersi su come trarre beneficio dai provvedimenti del governo o come ridurre sul lastrico persone fisiche e aziende? Non ultimi i miti fondativi mafiosi delle mafie silenti in colletto bianco: che sono i vertici bancari europei e statunitensi, ritenuti degni di governare il mondo. Di fatto, questa mafia istituzionale è subentrata alla politica, ai partiti, ai sindacati, ai cosiddetti corpi intermedi. Un salotto di potere sordo alle istanze democratiche, e che pretende una tangente dai cittadini, dando in cambio insicurezze e infondendo paura del potere.

Del resto, l’inchiesta della Procura di Trani su Standard & Poor’s e Fitch, agenzie di rating accusate di manipolare i mercati in danno dell’Italia (finita con una assoluzione), ha dimostrato come sia possibile, almeno in teoria, ipotizzare una sorta di ricatto mafioso in danno del Belpaese. Fitch e Standard & Poor’s (le maggiori agenzie di rating mondiali) erano accusate di aver rivisto in negativo il loro giudizio sul debito sovrano italiano per destabilizzare l’immagine dello Stivale sui mercati internazionali. Del resto, sia Fitch che Standard & Poor’s, mentre svalutavano l’Italia, nel contempo attribuivano una tripla A (massimo “rating” possibile) ai derivati tossici che avevano fatto tremare l’economia planetaria.

Da decenni pesano sul capo di noi italiani conflitti d’interesse e accordi mafiosi internazionali che dovrebbero condurre alla sbarra (come è avvenuto più volte negli Stati Uniti) quanto meno i responsabili italiani di questa cospirazione internazionale in danno d’un intero popolo. Cospirazione che piaceva e piace ai falchi europei dell’austerità (Germania e Olanda). E non dimentichiamo che l’avvio dello “scudo anti-spread” aveva come precondizione l’allontanamento da Palazzo Chigi di Silvio Berlusconi, non più ritenuto affidabile dalla speculazione finanziaria internazionale (come già capitato a Bettino Craxi, nel 1992).

Ricostruzione della cospirazione poi confermata da Timothy Geithner (ex segretario al Tesoro di Barack Obama) e da Lorenzo Bini Smaghi (ex consigliere esecutivo della Bce) e dall’inchiesta del Financial Times. Quindi, l’Italia sembrerebbe stretta nella morsa d’una criminalità tradizionale nazionale e della speculazione finanziaria internazionale. Draghi, figlio di quest’ultima, ignora la prima e forse ringrazia che le mafie rendano ancor più grama la vita della popolazione.

Aggiornato il 31 maggio 2022 alle ore 13:42