La sinistra italiana, ovvero quello che ne resta, io davvero non la capisco più.

Nell’autunno 1973, Enrico Berlinguer dedicò un editoriale pubblicato su “Rinascita” ad una riflessione sull’Italia dopo i fatti del Cile, che avevano condotto all’abbattimento della democrazia di Salvatore Allende con un colpo di Stato; il Segretario del Pci affermò a chiare lettere come fosse “del tutto illusorio” ritenere che, col 51 per cento dei voti, si potesse garantire “la sopravvivenza e l’opera di un governo che fosse l’espressione di tale 51 per cento”.

Oggi che Berlinguer è stato sostituito da Franceschini e la De Micheli e si va a braccetto con Giggino e Fofò, con la Casaleggio e Grillo, con Casalino e Conte (e qui mi fermo per umana compassione ) si son convinti che il Paese possa essere governato a colpi di Dpcm da una maggioranza che, se si andasse a votare, tutta insieme farebbe fatica a raggranellare il 35 per cento dei voti e, infatti, è sorta ed è tenuta insieme solo dal terror-panico di nuove elezioni. Fortuna che non ci sono ex caporali con i baffetti a giro perché voi sareste riusciti a fare rimpiangere Otto Wels (che fosse in vita mi querelerebbe seduta stante per il paragone improvvido, dal momento che morì esule e non inseguendo la poltrona di qualche partecipata).

Aggiornato il 28 aprile 2020 alle ore 12:08