Processo a Ciro Grillo, Il Fatto e riflessioni

Questo scrive oggi Il Fatto Quotidiano (clicca qui) in relazione al processo a carico del figlio dell’illuminato (mi pare da quelle parti l’appellassero in questi termini) Beppe Grillo, Ciro.

Al netto della prosa manganellatoria (non c’è niente da fare, per quanto si sforzino il riflesso pavloviano da mattinale di questura fa capolino), una autentica intemerata (perdonerete il bisticcio di parole) a difesa del diritto di difesa. E pure a chi scrive scatta il riflesso pavloviano, del resto non sono nato in riva all’Arno per caso, della battutaccia oscillante tra il politically correct orologio rotto che due volte al giorno segna comunque l’ora giusta e l’assai meno riguardosa faccia di tolla di giachettiana memoria. Ma l’inverosimile (attesi i precedenti dell’autore) uscita, unita agli alti lai per gli schiavettoni ungheresi di Ilaria Salis (pure in questo caso: tutto giustissimo, ma da quali pulpiti parbleu!) induce una riflessione un po’ più malignetta.

Ma allora lo sanno pure loro che la canea manettara che da oltre trent’anni evocano ad ogni piè sospinto ha la stessa dignità di una eruttazione postprandiale? Perché se così è poi il dubbio che certe carnevalate giornalistiche a supporto di non meno carnascialesche iniziative processuali (visti gli esiti processuali) abbia schietta finalità politica, fa capolino. Ché io ci provo a pensar bene e guadagnarmi il Paradiso ma, mannaggia a voi, non passa giorno che non mi induciate in tentazione.

Aggiornato il 02 febbraio 2024 alle ore 15:53