martedì 28 aprile 2020
La sinistra italiana, ovvero quello che ne resta, io davvero non la capisco più.
Nell’autunno 1973, Enrico Berlinguer dedicò un editoriale pubblicato su “Rinascita” ad una riflessione sull’Italia dopo i fatti del Cile, che avevano condotto all’abbattimento della democrazia di Salvatore Allende con un colpo di Stato; il Segretario del Pci affermò a chiare lettere come fosse “del tutto illusorio” ritenere che, col 51 per cento dei voti, si potesse garantire “la sopravvivenza e l’opera di un governo che fosse l’espressione di tale 51 per cento”.
Oggi che Berlinguer è stato sostituito da Franceschini e la De Micheli e si va a braccetto con Giggino e Fofò, con la Casaleggio e Grillo, con Casalino e Conte (e qui mi fermo per umana compassione ) si son convinti che il Paese possa essere governato a colpi di Dpcm da una maggioranza che, se si andasse a votare, tutta insieme farebbe fatica a raggranellare il 35 per cento dei voti e, infatti, è sorta ed è tenuta insieme solo dal terror-panico di nuove elezioni. Fortuna che non ci sono ex caporali con i baffetti a giro perché voi sareste riusciti a fare rimpiangere Otto Wels (che fosse in vita mi querelerebbe seduta stante per il paragone improvvido, dal momento che morì esule e non inseguendo la poltrona di qualche partecipata).
di Massimiliano Annetta