Consiglio europeo: la verità nei verbali

Ci si domanda perché le comunicazioni del Governo in merito alle conclusioni della riunione del Consiglio europeo dello scorso 23 aprile siano poco chiare e focalizzate principalmente sulle future opzioni dei Recovery Fund. Se la comunicazione non giunge forte e chiara, come si dice in gergo militare, bisogna andare a leggere i verbali di riunione, che chiariscono esattamente i contenuti dell’intesa cui i rappresentanti dei governi sono giunti. Riportato in prima persona dal presidente Charles Michel, dopo le consuete frasi di circostanza inneggianti alla solidarietà e all’impegno comune, è scritto: “We endorsed the Eurogoup agreement” cioè “Abbiamo approvato l’accordo raggiunto dai membri dell’Eurogruppo il 9 aprile”.

I membri dell’Eurogruppo il 9 aprile avevano previsto un pacchetto di aiuti di 540 miliardi da distribuire agli Stati Membri tramite il Mes nella porzione di 240 miliardi fruibili da ciascun membro nel massimo del 2 per cento del proprio Pil, alle imprese tramite la Banca europea degli investimenti (Bei) nella porzione di 200 miliardi e ai lavoratori tramite il nuovo strumento contro la disoccupazione chiamato Sure, nella porzione di 100 miliardi. Il Mes, per l’occasione denominato ‘light’, è precisato che potrà essere elargito senza condizionalità ma solo per spese dirette o indirette connesse al contrasto del Coronavirus. Nel verbale è riportato che Wopke Hoekstra, il rappresentante olandese, ha tenuto ad aggiungere che al di fuori dei ben delineati contorni di emergenza sanitaria, i Paesi che faranno ricorso al beneficio dovranno accettare le riforme previste dal meccanismo.

Questi sono i fatti fedelmente riportati dal rapporto di riunione facilmente consultabile. Sarebbe bastata una conferenza di pochi minuti per esporli, casomai tranquillizzando gli ascoltatori che è stato ben approfondito dagli esperti che il ricorso a tali non dilazionabili finanziamenti non comporterà alcun rischio e casomai spendendo due parole su come l’Italia penserà di affrontare il crescente debito con uno spread in rapida ascesa. Sarà anche vero – come sostengono molti – che “i debiti sono solo uno stato d’animo”, ma gli interessi no, quelli bisogna pagarli.

Aggiornato il 27 aprile 2020 alle ore 13:23