Il Coronavirus come Nerone

Chi comanda oggi nel mondo? Il Coronavirus, senza dubbio alcuno! Noi, invece, come stiamo messi? In… rianimazione! Con la prevedibile saturazione molto rapida dei posti letto in emergenza per polmoniti gravi, tanto da dover applicare il manuale di intervento sanitario nel caso di catastrofi.

Tale si presenta a tutti gli effetti la pandemia da Coronavirus. In questo caso, vale lo stesso ragionamento che sono costretti a fare i pochissimi medici militari che intervengono sul campo, dopo una battaglia che abbia lasciato sul terreno migliaia di morti e feriti: “una dose di morfina ai feriti curabili, due agli incurabili” (cfr. Carlo Nordio, su Il Messaggero dell’8 marzo). Lo sanno bene, in particolare, quei medici di frontiera che agiscono nella più completa indigenza all’interno di presidi medico-chirurgici precari situati nel cuore dell’Africa continentale. Per chi ne voglia fare una questione giuridico-costituzionale, la dura realtà non lascia spazio alcuno a sofismi e distinguo: bisogna agire nel rispetto esclusivo del Principio di Realtà. La questione non è di diritto, ma riguarda il funzionamento reale delle cose prendendo atto dei numeri dell’emergenza da Coronavirus.

Rimedi? Uno sopra tutti: moltiplicare con ogni possibile urgenza i posti di rianimazione per patologie polmonari, riabilitando con tempi… cinesi (!) strutture ad alta vocazione specialistica, come il bellissimo Ospedale Forlanini di Roma (che venne chiuso da una folle decisione amministrativa tesa a privilegiare strutture convenzionate private), rivitalizzandone il corpo edilizio antistante all’ingresso (i padiglioni A, B, C, D, E) per accogliere nuovi reparti di terapia intensiva.

Nel 2010, il professor Massimo Martelli, uno dei massimi luminari mondiali di chirurgia toracica, allora Commissario straordinario del nosocomio, nel tentativo di rilanciare l’attività sanitaria riqualificando il complesso immobiliare di 152mila metri quadri e 12 ettari di parco, oggi del tutto fatiscente e con le palazzine in stato di abbandono (l’intero compendio è sottoposto al vincolo storico ai sensi del d.lgs 42/2004.), propose un vantaggiosissimo piano di interventi per la riabilitazione edilizia e la rivalorizzazione funzionale del Forlanini. Il progetto di allora prevedeva la creazione di 320 nuovi posti letto destinati alla cura degli anziani (sarebbe stata la più grande Rsa del Lazio), raggruppando in alcuni padiglioni del complesso immobiliare ben sei presidi della ex Asl Rm/D (poliambulatori e uffici), e oggi Asl Roma 3, che orbitano nel raggio di 2 chilometri dal Forlanini.

Così”, spiegava allora Martelli in un incontro riservato con i sindacati, “il Servizio sanitario regionale potrebbe risparmiare ogni anno oltre cento milioni. Basterebbe ristrutturare i 20mila metri quadrati dei padiglioni H e I con 20 milioni, un investimento che potrebbe essere ammortizzato nel giro di pochi mesi. Oggi, il fabbisogno insoddisfatto di posti letto nelle Rsa della regione si aggira su quota 7mila e 800. Questa carenza costringe gli ospedali a ricoverare malati non acuti con un costo giornaliero di oltre mille euro, dieci volte di più del dovuto, se il ricovero fosse appropriato; se, dopo la fase acuta, questi degenti stessero nel letto giusto che, nel nostro caso sarebbe dentro un complesso ospedaliero di 40 ettari, una vera cittadella della salute”.

In altre parole, gli ospedali romani sarebbero stati allora sgravati, in buona parte, di 320 degenze “improprie” che ancora oggi sono costretti a mantenere per la carenza di posti nelle residenze sanitarie assistite per gli anziani, dove un posto nella Rsa Forlanini sarebbe costata nel 2010 sui 100 euro al giorno, contro i 1000 dei reparti ospedalieri.

Questo, già dieci anni fa. Oggi, con le risorse straordinarie messe a disposizione dal Governo per interventi urgenti in campo sanitario, si potrebbero rapidamente (con tempi... cinesi, come si diceva, v. ricostruzione Ponte Morandi) riabilitare tre piani del corpo principale da dedicare, oltre che alla chirurgia toracica, anche alla terapia intensiva polmonare, per decine e decine di posti supplementari da mettere a disposizione di tutto il territorio italiano e soprattutto del Sud.

Più in generale: occorre annullare con urgenza (in considerazione dei fabbisogni attuali della Sanità pubblica) i migliaia di centri di spesa della Sanità regionale, che distruggono ogni anno decine di miliardi di risorse pubbliche in duplicazioni, sprechi e corruzione, creando un’Agenzia nazionale indipendente per gli acquisti sanitari e la nomina dei dirigenti medici e amministrativi, sottraendoli così definitivamente al controllo della politica. Per ottenere i risultati attesi, basterebbe poi concepire una conduzione monocratica per l’Agenzia, il cui presidente fosse nominato per legge con maggioranza qualificata del Parlamento. Di che sognare, oltre l’orizzonte del Coronavirus.

 

 

Aggiornato il 09 marzo 2020 alle ore 14:46