Vaghe stelle dell’Orsola

Ci risiamo. Dopo il ‘cambiamento’ ecco la ‘svolta’, naturalmente nel segno della ‘discontinuità’. Quest’ultimo è un concetto largamente adottato in politica quando, non avendo il coraggio di dire chiaro e tondo contro chi si intende procedere, si preferisce far riferimento alla matematica e alla discontinuità di una funzione. Elegante o ipocrita, di fatto il ricorso alla discontinuità, di per sé, non chiarisce alcunché poiché ogni nuovo Governo è per definizione discontinuo rispetto al precedente. Va inoltre osservato che parlare di discontinuità in termini generici, cioè senza indicare in quali questioni specifiche ci si propone di introdurre novità, significa solamente soddisfare altrettanto generiche aspirazioni dei propri elettorati, ansiosi di negare qualcosa senza affermare chiaramente cosa dovrebbe essere fatto.

Nel caso italiano attuale, va innanzitutto segnalato un fatto singolare. Mentre da sempre i politici e i commentatori stranieri dichiarano la loro difficoltà a capire la politica italiana, essi mostrano di capire e approvare ciò che sta accadendo in questi giorni. Se, da un lato, essi hanno buoni motivi per pensare che siano superati i rischi di una politica estera ed economica eccessivamente disinvolta e sterilmente aggressiva della Lega, dall’altro confermano, nei fatti, di continuare a non capire le ataviche e perduranti attitudini all’ultra-compromesso e alla sbiaditezza dei programmi dei nostri partiti. Cosa amplificata, fra l’altro, da un sistema elettorale in buona parte proporzionale che, l’attuale maggioranza, vorrebbe addirittura rendere totale. Tanti campanili, insomma, e tanti partiti con tanti Governi intercambiabili.

Per ora, i 5S e il Pd – e il discorso programmatico di Conte – non fanno altro che fare geniali e innovative dichiarazioni che si possono riassumere così “punteremo al bene comune, penseremo a migliorare le condizioni degli italiani, difenderemo i conti dello Stato” ecc. Sottinteso, ovviamente, il ricorso a nuovo indebitamento. Se questa è discontinuità allora c’è da preoccuparsi, in particolare nei riguardi dei 5S i quali, avendo governato per 14 mesi, avrebbero sostenuto una continuità insensibile al bene comune, dannosa per le condizioni di vita degli italiani e per i conti dello Stato e, col nuovo Governo vorrebbero certificare il proprio pentimento e modificare la propria condotta. Si tratta di una ammissione tardiva che, in democrazia, dovrebbe portare ad una loro sconfitta elettorale, se le elezioni vi fossero, e non certo ad una rinnovata fiducia ad un Governo di cui facciano parte.

Di quale discontinuità si faranno portatori i 5S, neo-europeisti forse grazie a Sant’Orsola, rinnegando ciò che hanno realizzato o contribuito a realizzare nell’ultimo anno e mezzo? Non è dato saperlo. Ma lo scopriremo ben presto, dato che la loro attitudine a dire ‘no’ o a proporre iniziative a dir poco stravaganti avrà molti campi in cui esercitarsi. IL Pd, d’altra parte, ha sicuramente maggiore esperienza politica, anche in termini di abile adattamento alle circostanze, e cercherà in ogni modo di insabbiare i capricci dei grillini, ma, anche per loro, arriverà un limite che troveranno insostenibile. A quel punto la vera discontinuità sarà nelle mani del Presidente il quale dovrà per forza sciogliere le Camere, cosa che, a norma dell’articolo 88 della Costituzione, avrebbe potuto fare anche ora. Con buone e sagge ragioni.

Aggiornato il 09 settembre 2019 alle ore 13:01