Strabismo, ma non di Venere

Chiamatela contraddizione, sensibilità o come volete, ma lo strabismo delle sinistre italiane non smette di autoriprodursi. Che si tratti della guerra in Palestina, di quella in Ucraina, della carcerazione di Ilaria Salis, degli scontri fra polizia e studenti o della posizione della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni nei riguardi del fascismo, il coro unanime a sinistra è uno solo: convergente fino alla noia.

In Palestina, nonostante il macro-atto terroristico del 7 ottobre, il guerrafondaio è solo Israele; in Ucraina sarebbe meglio interrompere gli aiuti militari e, secondo i manifestanti delle università, dovremmo persino bloccare i rapporti con le università israeliane (come dire: ucraini e israeliani si arrangino); l’unica colpa che ha Salis è quella di aver partecipato ad una altamente onorevole battuta contro un gruppo di neonazisti, senza la falce ma col martello, mentre la colpa primaria è del Governo ungherese, amico di Meloni. E, dunque, la nostra presidente deve delle spiegazioni e, già che c’è, deve dichiarare il proprio ripudio del fascismo.

Questa è la cornice dell’attuale cultura politica entro la quale le sinistre cercano spasmodicamente spazio, nelle piazze come nelle urne. La chiamano democrazia ma, di fatto, è solo odio viscerale contro il capitalismo israelo-americano, contro la volontà ucraina di stare con l’Occidente e, più in generale, contro la realtà voluta dagli elettori italiani, quella sì democratica, del centrodestra al Governo. A dimostrarlo ci sono il silenzio, nelle piazze, dopo la carneficina di Hamas dell’ottobre scorso; l’assoluta mancanza di proteste, anche queste attese in piazza, dopo l’invasione russa dell’Ucraina e dopo le numerose stragi in località ucraine non meno dolorose di quelle attuali in Palestina; la scoperta di metodiche con tanto di catene da parte del sistema giudiziario ungherese nei confronti di un imputato e l’ignoranza sulle metodiche, sostanzialmente identiche, in vigore in tutto il mondo, Italia compresa; la pretesa che il Governo italiano prema su quello ungherese per la liberazione di Salis nonostante che, come è stato giustamente osservato, contemporaneamente, si chieda a gran voce che, in Italia, non si vari una riforma grazie alla quale il Governo minaccerebbe l’indipendenza della magistratura; la serenità con la quale, dopo le urla scandalizzate contro la polizia per due studenti feriti durante la manifestazione di Pisa, si accetta il ferimento di 27 uomini della polizia nella bagarre di questi giorni alla Sapienza. E potremmo continuare, magari in riferimento alla dimenticata situazione femminile in Iran o agli attacchi, militari, degli Houthi nel Mar Rosso.

Ma, a dimostrarlo, c’è soprattutto il poema infinito col quale si tenta di indicare Meloni come emblema del rinato fascismo, assegnandole dunque il ruolo di nemico da abbattere a tutti i costi. Il richiesto ripudio del Ventennio, peraltro già pronunciato in varie forme dalla presidente del Consiglio, rappresenta il culmine dell’arroganza settaria nella quale la nostra sinistra è maestra. Infatti, si tratta di una richiesta che, guarda caso, non fu avanzata a Massimo D’Alema quando divenne capo del Governo, nonostante gli stretti e poco promettenti, in fatto di democrazia, rapporti che il Partito comunista italiano – in cui è cresciuto – aveva intrattenuto con il Governo sovietico sin dai tempi di Iosif Stalin, non meno illiberale, a dir poco, di quello fascista. Ma la risposta è pronta: il Pci si è battuto per la democrazia contro il fascismo e, comunque, in Italia non c’è mai stato un regime comunista. Come dire che dovremmo tollerare un partito che si ispirasse alle idee del Califfato anti-occidentale per il solo fatto che non è mai stato al Governo nel nostro Paese. Insomma, c’è poco da fare: la sinistra italiana godrà pure, si fa per dire, di superiorità morale. Ma, in quanto a razionalità e logica, fa proprio pena.

Aggiornato il 22 aprile 2024 alle ore 10:43