Sardegna, M5s: processo a Di Maio

Il tonfo dei pentastellati alle regionali in Sardegna ha aperto, per la prima volta, una riflessione all’interno del movimento. Sul banco dei deputati è finito, inevitabilmente, il leader Luigi Di Maio. Beppe Grillo, che ieri si trovava a Catania, dov’era impegnato nel suo spettacolo, ha detto che, “forse non siamo all’altezza. Siamo principianti, come dicono”. Ma Francesco Silvestri, vicecapogruppo alla Camera del M5s, è lapidario: “Pensavamo di arrivare al 15 per cento”. Di Maio prova rilanciare la piattaforma Rousseau. Dove, a partire da oggi, gli iscritti voteranno l’istituzione dei referenti locali, al centro della nuova organizzazione, l’apertura a liste civiche e la deroga ai due mandati per i consiglieri comunali. Ma la senatrice ribelle Paola Nugnes ieri è tornata a “mettere in discussione la leadership” di Di Maio.

Secondo fonti vicine al gruppo parlamentare pentastellato, alla Camera dieci deputati sono pronti a giocare brutti scherzi alla Legittima difesa, provvedimento chiave di Matteo Salvini. Da ieri il presidente della Camera Roberto Fico si è chiuso in un silenzio assoluto. Secondo gli analisti, potrebbe essere lui il nuovo leader per una nuova stagione. Ma, al momento, evita di creare difficoltà a “Luigi”. Tra le novità annunciate ieri da Di Maio potrebbe esserci la fantomatica apertura a nuove alleanze. Vale a dire, il confronto con le tanto agognate liste civiche. Il motivo è evidente: creare un’organizzazione più capillare sui territori. “Questa riorganizzazione non è una cosa per il M5s – sostiene il vicepremier – servirà agli italiani perché noi siamo al governo ed abbiamo decine di istanze che arrivano dal territorio nazionale”.

Aggiornato il 26 febbraio 2019 alle ore 13:00