Via libera al decreto dignità, cosa cambia

Via libera al decreto legge dignità. “Avevamo promesso guerra al precariato, alla burocrazia al gioco d’azzardo e alle delocalizzazioni, lo abbiamo detto e lo abbiamo fatto”, ha detto Luigi Di Maio in un video pubblicato su Facebook. “C’è ancora tanto da fare su questi temi - ha spiegato il vicepremier - ma grazie a questo decreto si disattiva il redditometro, lo spesometro prevede solo un adempimento all’anno invece di comunicazioni trimestrali e semestrali e lo split payment non esiste più per i professionisti.

È la Waterloo del precariato” ha scandito Di Maio, sottolineando che “è finita l’epoca del precariato senza alcun tipo di ragione. Abbiamo limitato la possibilità di abusare dei contratti a tempo determinato e aumentato le penali quando ci sono gli ingiusti licenziamenti sul contratto a tempo determinato”. Cosa cambia?

Il provvedimento, si legge nella nota di Palazzo Chigi, mira in particolare a limitare l’utilizzo dei contratti di lavoro a tempo determinato, favorendo i rapporti a tempo indeterminato. Si riduce in tal modo il lavoro precario, riservando la contrattazione a termine ai casi di reale necessità da parte del datore di lavoro.

A questo scopo, si prevede che, fatta salva la possibilità di libera stipulazione tra le parti del primo contratto a tempo determinato, di durata comunque non superiore a 12 mesi di lavoro in assenza di specifiche causali, l’eventuale rinnovo dello stesso sarà possibile esclusivamente a fronte di esigenze temporanee e limitate.

In presenza di una di queste condizioni già a partire dal primo contratto sarà possibile apporre un termine comunque non superiore a 24 mesi. Stretta anche sui licenziamenti selvaggi attraverso l’aumento del 50% dell’indennizzo per i lavoratori ingiustamente licenziati. In caso di licenziamento senza giusta causa, l’indennizzo per il lavoratore può arrivare fino a 36 mensilità.

Contro la delocalizzazione attuata da imprese che abbiano ottenuto dallo Stato aiuti per impiantare, ampliare e sostenere le proprie attività economiche, il decreto dignità prevede, che l’azienda beneficiaria dell’aiuto pubblico decada dal beneficio concesso e sia sottoposta a sanzioni pecuniarie di importo da 2 a 4 volte quello del beneficio fruito. “Se prendono soldi e poi iniziano a delocalizzare in Paesi dell’Ue e a licenziare i dipendenti gli chiediamo soldi indietro con gli interessi”, ha annunciato Di Maio.

Aggiornato il 03 luglio 2018 alle ore 11:50