Abrogare parzialmente la legge elettorale. Il 23 aprile, alla Camera dei deputati, è stato costituito un gruppo referendario che si pone l’obiettivo. È nato il Comitato promotore del referendum per l’abrogazione parziale delle attuali leggi elettorali per la Camera e per il Senato: il cosiddetto Rosatellum. Il comitato ha presentato i quesiti referendari appena depositati al competente Ufficio presso la Suprema Corte di Cassazione. Il comitato è costituito da cittadini, di diverso orientamento politico e formazione culturale, accomunati dal proposito di restituire a ciascun italiano il diritto di scegliere chi debba rappresentarlo. Secondo il senatore Enzo Palumbo, vicepresidente del comitato, “con il Rosatellum, una minoranza sempre più esigua di elettori finisce per trasformarsi in una maggioranza parlamentare. Onde possiamo dire che oggi, come ieri, a governare il Paese non è la maggioranza dei cittadini, ma la meno debole delle minoranze. A questo punto, visto che ogni tentativo per via giurisdizionale è rimasto vano, l’unica possibilità di evitare che anche le prossime elezioni si svolgano con una legge elettorale invisa alla maggior parte dei cittadini è, per l’appunto, il tentativo di fare pronunziare proprio i cittadini attraverso un referendum popolare, sui punti più palesemente incostituzionali di questa legge”.
I quesiti referendari sono quattro e intervengono su specifici aspetti della normativa in vigore:
1) Abolizione del voto congiunto tra candidati uninominali e liste plurinominali. Si permette la libertà di scelta tra lista proporzionale e candidato uninominale.
2) Niente soglie di accesso per liste autonome e per coalizioni. Si riduce la dispersione di voti validi e si garantisce un maggiore pluralismo nella rappresentanza politica del popolo italiano.
3) No pluricandidature e ogni candidato solo nel suo collegio. Si impedisce agli apparati di partito di predeterminare la composizione del Parlamento e si riduce il numero dei parlamentari “fedeli collaboratori dei capi partito”.
4) Tutte le liste devono raccogliere le firme per proporre candidature. Si abolisce il privilegio che esonera dalla raccolta di firme i Partiti già presenti in Parlamento che assicura a tutte le forze politiche di partire alla pari nella competizione elettorale, con uguale obbligo per tutte le liste di candidati di raccogliere lo stesso numero di firme.
Enzo Palumbo ha sottolineato come “a questa iniziativa, che sconta inevitabilmente i paletti costituzionali che la limitano all’essenziale, se ne accompagnerà un’altra: una legge d’iniziativa popolare per consentire l’introduzione delle preferenze, in modo che il Parlamento cessi di essere il luogo dei nominati e diventi invece il luogo degli eletti dal popolo, con una nuova legge elettorale che, se approvata tramite il referendum, potremmo anche chiamare Besostrellum, come postumo omaggio a chi l’ha voluta fino a morirne”.
Nel corso dell’incontro di presentazione è stato proiettato un video di Giorgio Benvenuto, presidente d’onore del Comitato, che era impossibilitato a partecipare. “Da anni in Italia, di elezione in elezione – ha affermato la presidente Elisabetta Trenta nel suo intervento – i votanti sono sempre di meno e, quindi, il Parlamento eletto, meno rappresentativo, perde progressivamente il suo potere a favore del potere esecutivo e di quella che chiamano governabilità. L’attuale legge elettorale nega uno dei principi della Costituzione e cioè che il voto dovrebbe essere personale ed uguale. I cittadini lo hanno capito e per questo non vanno più a votare, perché non siamo noi a scegliere coloro che ci devono rappresentare ma i capi dei partiti”. Le sottoscrizioni saranno effettuate anche con l’utilizzo della firma elettronica mediante piattaforme private, a causa del ritardo nella messa a disposizione della piattaforma pubblica.
L’iniziativa referendaria, ispirata dal compianto Carlo Felice Besostri, sta riscuotendo molte adesioni trasversali agli schieramenti politici e culturali, incontrando l’appoggio di gruppi spontanei di cittadini, associazioni della società civile e gruppi eterogenei di personalità pubbliche. Il comitato, oltre alla presidente Elisabetta Trenta, ha registrato l’adesione di Giorgio Benvenuto come presidente d’onore, mentre la vicepresidenza è stata affidata a Enzo Palumbo, Raffaele Bonanni, Sergio Bagnasco. La segreteria organizzativa è opera di Riccardo Mastrorillo, Luigi Spanu e Thomas Agnoli. Il tesoriere è Pietro Morace.
Tra i numerosi componenti, figurano: Enzo Paolini, Marco Cappato, Nella Toscano, Paolo Antonio Amadio, Nicola Bono, Erminia Mazzoni, Mario Walter Mauro, Francesco Campanella, Mauro Vaiani, Matteo Emanuele Maino, Vittorio Delogu, Giuseppe Gullo, Roberto Biscardini, Giuseppe Gargani, Mario Tassone.
In occasione del 25 aprile, Enzo Palumbo ha ricordato che “i partigiani di ogni colore politico che, dopo l’8 settembre 1943, sono insorti contro l’occupazione nazifascista per riscattare l’onore dell’Italia da una sciagurata guerra di aggressione voluta dal regime fascista, hanno rischiato e spesso perduto la propria vita per dare all’Italia una Costituzione che assicurasse a tutti i cittadini la possibilità di essere liberamente rappresentati nelle istituzioni dello Stato, dal più piccolo degli enti locali sino al Parlamento della nazione. Grazie alla Costituzione repubblicana, così è stato sino a quando la ventata maggioritaria della cosiddetta Seconda Repubblica ha cominciato ad approvare leggi elettorali sempre più incostituzionali che poco alla volta hanno introdotto nel Paese sistemi elettorali sostanzialmente autocratici, in cui la democrazia si esaurisce in un plebiscito quinquennale verso una sola persona (che sia sindaco, presidente-governatore, premier), che diventa l’unico titolare del potere di decidere le sorti della comunità che l’ha espresso. Nel momento in cui l’Italia celebra la fine dell’occupazione nazista e della dittatura fascista, il Comitato referendario si è assunto il compito di restaurare una parte degli istituti di democrazia liberale smarriti negli ultimi decenni proponendo quattro quesiti referendari che mirano a restituire ai cittadini il sacrosanto diritto di eleggere liberamente i propri rappresentanti in Parlamento”.
Aggiornato il 26 aprile 2024 alle ore 13:28