I rischi di arruolare il soldato Trump

Soprattutto in considerazione dei nostri colossali problemi di sistema, mi sembra che l’operazione di arruolare Donald Trump da parte di alcune forze politiche italiane, in particolare i lepenisti e i grillini, risponda più a meri interessi di propaganda che non ad una attenta analisi dei rischi che una rigida applicazione del programma del neopresidente americano comporrebbe.

Se realmente il tycoon newyorkese avesse in animo di perseguire fino in fondo la sua dottrina protezionistica, vista l’importanza dell’economia Usa nell’interscambio mondiale, sarebbero guai seri per l’Italietta del parmigiano e dell’olio d’oliva, tanto per citare due prodotti particolarmente apprezzati negli States. Gli stessi guai che dopo la tanto decantata Brexit ci troveremmo a fronteggiare una volta che il processo di uscita della Gran Bretagna dal mercato comune europeo sarà stato effettivamente completato. Personalmente non credo affatto che il medesimo protezionismo, il quale ha avuto un grosso ruolo nella vittoria di Trump, verrà poi declinato nei termini da vera e propria guerra commerciale proposta da quest’ultimo in campagna elettorale. Credo invece che alla fine la forza del sistema istituzionale, Parlamento a maggioranza repubblicana compreso, riuscirà a contemperare le velleità isolazionistiche di Trump, sempreché, ripeto, egli abbia seriamente intenzione di seguirle fino in fondo.

Resta comunque il fatto che da noi i profeti del ritorno all’autarchia monetaria e quelli che invocano la cosiddetta decrescita felice sembrano aver trovato in Trump un modello di riferimento per rinforzare le loro, a mio avviso, deliranti tesi. Tuttavia, occorrerebbe ricordare loro che gli Stati Uniti sono un grande e organizzato Paese molto ricco di materie prime e che, in termini di dipendenza energetica, sono persino riusciti a sviluppare una tecnologia che estrae petrolio dalle rocce a costi più bassi rispetto a quelli dei pozzi tradizionali. L’Italietta dei nostalgici dell’autarchia con le pezze nel di dietro, al contrario, non è nemmeno in grado di piazzare una trivella lungo le proprie coste alla ricerca di gas o petrolio, paralizzata com’è da decenni dai veti del grande partito trasversale del non fare.

Ma in un catastrofico scenario dominato dallo scatenarsi di conflitti doganali a catena, i fautori dell’isolazionismo di Pulcinella continuano a prospettare il paradiso basato sulla cosiddetta sovranità monetaria. In questo modo, attraverso il ricorso a continue svalutazioni competitive, essi ritengono di poter comunque continuare ad esportare anche in uno scenario dominato dal protezionismo. Io ho invece il sospetto che l’unico effetto interno che si realizzerebbe dal combinato disposto di un mondo dominato dalla “Trumponomics” e dal ripristino della vecchia liretta sarebbe quello di un rapido e sano ritorno ad una esistenza bucolica dominata dalla zappa e la vanga.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:01