Le guerre dei leader accentratori

Tira una brutta aria per le tanto bistrattate democrazie liberali. Democrazie liberali che, rappresentando il modello dominante nei Paesi europei, stanno subendo l’attacco congiunto di due leader col pallino dell’uomo solo al comando, con il più o meno esplicito intento di alterare profondamente gli equilibri geopolitici del Dopoguerra fredda. Costoro, l’inquilino della Casa Bianca e quello del Cremlino, espressione di due sistemi profondamente diversi, hanno scatenato due guerre, una molto cruenta e l’altra di natura commerciale, immaginando che le farraginose e irresolute democrazie del Vecchio Continente, in gran parte raccolte sotto le insegne dell’iper-burocratica Unione europea, si sarebbero ripiegate su sé stesse, incapaci di adottare una qualche efficace reazione nei riguardi di ciò che per molti rappresenta un nuovo corso della politica a livello planetario. Sta di fatto che, sebbene si continui ad accusare la stessa Ue, fiancheggiata dal Regno Unito, di non aver mai utilizzato fino in fondo lo strumento del dialogo e della negoziazione, paradossalmente i campioni di questi critici un po’ filo-trumpisti e un po’ filo-putiniani, di fondo anti-occidentali per partito preso, non ci hanno pensato due volte a scatenare un putiferio militare, prima, e un’insensata guerra commerciale, successivamente, infischiandosene altamente non solo della decantata negoziazione, ma soprattutto dei danni materiali che simili iniziative hanno prodotto e che sembrano destinate ancora a produrre.

Ora, in merito alla guerra dei dazi fortemente voluta da Donald Trump, fondando la sua iniziativa su alcune premesse senz’altro fondate – tra tutte l’eccessiva e altrettanto insensato eccesso di regolamentazioni imposte dell’Ue che obiettivamente penalizzano gli esportatori statunitensi – resta il fatto che come il suo omologo russo – che a suo tempo scatenò una dissennata invasione di un Paese sovrano con grande disinvoltura e senza sentire ragioni – il presidente americano non sembra aver minimamente preso in considerazione l’idea di aprire un dialogo preliminare con i suoi alleati d’Oltreoceano, scegliendo di adottare l’opzione molto rischiosa di una guerra commerciale preventiva. Una guerra commerciale preventiva che, malgrado gli auspici e le rassicurazioni espresse da Giorgia Meloni, difficilmente resterà senza una adeguata e, ovviamente, altrettanto controproducente risposta da parte dell’Europa. Tutto ciò, con una guerra ancora in corso ai suoi estremi confini orientali, non può che aggravare quel drammatico senso di incertezza che il tracollo delle principali borse registrato all’indomani dell’annuncio dei dazi americani ha reso in modo assai efficace.

Aggiornato il 04 aprile 2025 alle ore 09:51