Renzi vs De Mita,   l’aiutino di Mentana

Enrico Mentana è senz’altro un grande professionista dell’informazione. Tuttavia, pur non avendolo probabilmente premeditato, mettendo in scena il surreale dibattito tra Matteo Renzi e Ciriaco De Mita egli ha reso un ottimo servizio al presidente del Consiglio in carica. Sul tema nodale del referendum costituzionale, a prescindere dalle varie tesi argomentate, l’ex sindaco di Firenze, di fronte ad un personaggio politicamente antidiluviano e con oltre il doppio dei suoi anni, ha avuto buon gioco ad interpretare la parte del giovane riformatore, che si batte vestendo i panni di un novello San Giorgio contro il drago della conservazione incarnato da una delle figure, nel bene e nel male, più rappresentative della cosiddetta Prima Repubblica.

E come in un tormentone pubblicitario del “Gratta e vinci”, l’ambizioso mago fiorentino non poteva che vincere facile semplicemente pronunciando come un disco rotto una delle sue parole magiche preferite: cambiamento. D’altro canto, con tutto il rispetto per il combattivo vegliardo il quale, nonostante gli 88 anni suonati, mostra ancora una invidiabile lucidità dialettica, il discredito popolare per tutto ciò che viene identificato come vecchio è tale che il buon De Mita avrebbe perso il confronto persino con un pappagallo addestrato, purché quest’ultimo si fosse presentato con l’etichetta del nuovo. Un “nuovo” che con Renzi assume maledettamente i contorni dell’antico, se consideriamo il colossale voto di scambio che il Premier sta spudoratamente mettendo in atto per vincere a tutti i costi il suo personalissimo referendum. Ma dato che lo stesso De Mita ha raggiunto il suo apogeo politico proprio nella fase storica in cui lo stesso voto di scambio veniva di fatto istituzionalizzato a tutti i livelli amministrativi, anche da questo punto di vista non mi è parsa molto azzeccata la scelta di utilizzarlo come contraltare ad un uomo che sta letteralmente devastando il bilancio pubblico e il futuro delle prossime generazioni per pura ambizione personale.

Anche sul piano della comunicazione spicciola la distanza tra un De Mita, abituato a navigare tra le convergenze parallele di un mondo oramai scomparso, e un giovanotto cresciuto a pane social network è apparsa siderale. Un confronto impossibile che non ha certamente giovato alla sostanza del dibattito sul referendum costituzionale.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:04