Nuovo cinema Bratislava

Alcuni degli avvenimenti di questi giorni saranno nei libri di storia di domani. Come il Consiglio d’Europa della scorsa settimana che verrà ricordato, dopo “l’umiliazione di Canossa” e la “Defenestrazione di Praga”, alla voce “La tranvata di Bratislava”. Che è quella rimediata da Matteo Renzi per mano della coppia d’assi di bastone Merkel-Hollande con il concorso di tutti gli altri capi di governo presenti. Davvero il nostro Presidente del Consiglio credeva di scalare l’Europa? Davvero pensava che la Brexit, avesse determinato la promozione dell’Italia a terza gamba del trono europeo? Non che il nostro Paese non lo meriti: storia, incidenza demografica, ruolo strategico nel Mediterraneo, forza del suo sistema produttivo lo imporrebbero. Tuttavia, per essere leader non bisogna essere succubi.

L’Italia, in linea di principio, dovrebbe contare di più in Europa, ma non questa Italia che nell’ultimo lustro si è ridotta colpevolmente ad essere una colonia della Germania. Di cosa si lamenta il nostro premier ciarlatano? È andato a Bratislava ben consapevole della sua scarsa capacità d’incidenza sulle due direttrici di fondo della politica europea: l’immigrazione e l’austerity sui conti pubblici, e ora si finge offeso. Sperava che gli italiani non si sarebbero accorti che la strombazzata “gita di Ventotene”, mesto siparietto di una politica-farsa che mitizza opere datate senza neppure scomodarsi a leggerle fino all’ultima riga, era solo ciarpame propagandistico.

Renzi a beneficio di telecamera denuncia l’inutilità dell’incontro, se la prende con la Germania, la Francia e la Spagna, urla un piccato “non ci sto!” a soluzioni inconcludenti, diserta, a suo dire, la conferenza stampa congiunta con Hollande e Merkel per marcarne fisicamente la distanza. E minaccia. Patetico. Come altrimenti si può definire chi dice di essere stato deluso da qualcosa che ha approvato senza battere ciglio? Renzi ha dichiarato che la “tabella di marcia” di Bratislava non contenesse granché di significativo. Delle due l’una: o è un bugiardo oppure non legge ciò che sottoscrive. Il documento dice qualcosa di lapidario sulla questione dell’immigrazione che segna una svolta significativa per il futuro dell’Unione. È scritto a caratteri cubitali che l’obiettivo è: “rafforzare la protezione della frontiera bulgara con la Turchia”, “non consentire mai la ripresa dei flussi incontrollati dello scorso anno e ridurre ulteriormente il numero dei migranti irregolari”, inoltre “assicurare il pieno controllo delle nostre frontiere esterne e tornare a Schengen”. Tradotto: è la totale sconfessione della posizione del governo italiano sull’accoglienza illimitata degli immigrati. Lo ha letto questo prima di firmare? Sperava il giovanotto che, dopo la Brexit, Angela Merkel avesse talmente bisogno di lui da fargli passare qualsiasi cosa, anche l’autorizzazione a distribuire mance elettorali a piene mani con la garanzia della flessibilità sul deficit. Il duo sovrano franco-germanico lo ha snobbato e lui ha minacciato di rimettere in discussione il fiscal compact. Questo modo di fare è da “guappo di cartone”. Gli sfracelli non si annunciano: si fanno. Vuole davvero porre fine a quella sconcezza che è il fiscal compact? Receda dal patto senza tante storie. Lo può fare perché quel meccanismo infernale, generato da un trattato internazionale, è fuori dall’ordinamento giuridico dell’Ue.

La triste verità è che ha ragione la Frankfurter Allgmeine Zeitung nel dire che la posizione di Renzi andrebbe letta in una “chiave politica interna”. Lo scopo del pugno-sul-tavolo era di non assottigliare, dopo gli scarsi risultati dell’azione di governo sul fronte interno, le già flebili chance di vittoria del “Sì” al referendum costituzionale con l’ennesimo fallimento in sede europea. Il “movie” renziano di Bratislava è stato niente altro che propaganda. Come ai tempi dei film-Luce.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:48