Un aforisma, un commento

“Secondo la versione divenuta universale, il Gran Maresciallo di Francia Jacques de La Palice prima di morire era ancora vivo. Più modestamente, il nuovo sindaco di Roma, Virginia Raggi, nel presentare gli assessori della nuova giunta comunale ha dichiarato con solenne sussiego che essi non avevano nulla a che fare con la politica. Dimenticandosi di aggiungere: fino ad un attimo fa”.

Quella per l’anti-politica sta diventando, per i grillini ma non solo, una vera ossessione e un presuntuoso biglietto da visita che dovrebbe distinguerli da chiunque eserciti qualche attività in Parlamento, al Governo o negli Enti locali partendo da posizioni politiche, diciamo, tradizionali.

La presunzione sta nel permanente e irritante atteggiamento di “superiorità morale” che i grillini assumono in ogni occasione, come se fossero portatori di un certificato di onestà rilasciato da non si sa quale autorità superiore. L’ossessione è invece testimoniata chiaramente dalla dichiarazione citata nell’aforisma, nella quale, chi l’ha fatta, non ha colto il risvolto ridicolo di quella che è palesemente una tautologia. È infatti evidente che una persona la quale accetti di prendersi la responsabilità di amministratore pubblico pur non avendo mai fatto politica, deve cominciare a farla. Insomma, prima di entrare in politica è ovvio che uno ne è fuori. Ma poi vi entra. A tutti gli effetti un assessore o un sindaco sono personaggi politici che agiscono politicamente.

Vedremo quali meraviglie emergeranno dalla gestione della cosa pubblica a Torino e a Roma ma, sin da ora, sappiamo che anche i grillini dovranno prendere decisioni e, quando si prendono decisioni a fronte di opzioni diverse sulla base di risorse limitate, si fa politica. Decidere, infatti, è un verbo che deriva dal latino de caedere ossia “tagliare” e, in politica, questa etimologia è quanto mai realistica poiché ciò che si decide di non fare spesso conta ancora più di ciò che si decide di fare. Le delibere delle giunte comunali, come del resto i decreti di qualsiasi Governo, sono vere e proprie scelte che sempre soddisferanno alcuni e lasceranno insoddisfatti altri. Ed è esattamente nel momento della scelta che le attitudini e le idee di chi governa vengono alla luce. La retorica dell’anti-politica, che implica il disprezzo per i grandi sistemi ideali (chiamati anche ideologie), sta diffondendosi a macchia d’olio e i grillini sono al centro del fenomeno. Ma dimenticano che ogni uomo porta in sé idee precise su ciò che deve essere considerato giusto e ingiusto, bene o male, opportuno o non opportuno e tutto questo, nei secoli, è stato organizzato in modelli culturali che, sul piano politico, usiamo definire di destra o di sinistra, liberali o socialisti, e così via.

Tutti noi, in definitiva, ci siamo formati entro modelli culturali, familiari, scolastici, di relazione e di studio, grazie ai quali abbiamo messo a punto convinzioni personali che possono anche derogare per qualche aspetto dall’ortodossia di questa o quella ideologia. Tuttavia, alla fine, basterebbe un semplice questionario con poche domande fondamentali sulla natura dell’uomo, sui rapporti sociali, sui modelli giuridici ed economici, per stabilire con grande verosimiglianza a quale ideologia storica afferiamo, anche senza esplicita consapevolezza.

La supponenza con la quale i grillini guardano alle cose pretendendo di migliorarle ponendosi al di fuori o, meglio, al di sopra, della Storia delle idee, è una solenne e pericolosa illusione. Essa infatti prende le mosse da una sorta di pragmatismo inteso come conquista post-ideologica ma, nel decidere cosa sia giusto o ingiusto, urgente o non urgente, prioritario o secondario, anche essi lasceranno inesorabilmente affiorare le più diverse immagini dell’uomo e della società per ognuno di loro più degne di essere poste in primo piano. Probabilmente si sorprenderanno loro stessi, decisione dopo decisione, di trovarsi di volta in volta collocabili oggettivamente a destra, a sinistra o al centro, magari sparpagliati in una perenne e sterile polemica interna perché privi di orientamenti coerenti con qualche visione complessiva. Una sorpresa che costituirà l’esito finale di un “esperimento” dal risultato scontato e di cui non si sentiva proprio alcun bisogno.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:47