
Indietro tutta! Era una trasmissione Rai degli anni Ottanta e rappresentava la parodia della proliferazione su tutte le tivù di giochi a premi. Purtroppo la metafora si addice molto bene alla attuale gestione politica delle istituzioni della Comunità Economica Europea, la attuale Ue che conta ben 28 Stati appartenenti.
Sembra proprio essersi un bel po’ affievolito lo slancio federativo di tutti questi Stati nazionali a cui tanti altri hanno già chiesto di aderire e il cui sforzo dobbiamo cercare assolutamente di assecondare a partire da quello della Turchia, la cui adesione consentirebbe di dare un segnale inclusivo molto forte verso culture diverse che inevitabilmente debbono confrontarsi con rispetto e non scontrarsi!
In quest’ottica, considerando che non possiamo modificare la geografia, il crescente aumento della popolazione e il raccorciamento delle distanze sul pianeta terrestre grazie allo sviluppo di tecnologie sempre più di avanguardia, ci costringerebbero ad erigere barriere impermeabili per impedire i continui flussi migratori che sembrano come liquidi che si espandono dappertutto.
Quindi si impone la necessità di fare del Mediterraneo un luogo di incontro di tante civiltà diverse ed il ruolo dell’Italia all’interno dell’Unione europea è fondamentale: potrebbe costituire l’Hub, cioè la base di incontro di tutte le rotte che si incrociano in questo ormai piccolo lago; questa deve essere una occasione fondamentale per il Mezzogiorno d’Italia per riscattarsi una volta per tutte ora che, mentre il nord è ripartito dalla crisi, il sud ancora invece arranca!
D’altra parte deve essere un’opportunità per la Ue, oggi come oggi sempre più pervasa da squilibri e disuguaglianze di reddito, risorse, potere contrattuale a favore degli Stati del nord; una Ue più omogenea nei suoi tassi di sviluppo riuscirebbe senza dubbio a competere meglio con i colossi delle altre aree geografiche del globo: Usa, Cina, India, Brasile, Russia.
L’istituzione di una figura governativa quale quella del Commissario europeo per il Mediterraneo, adeguatamente fornito di risorse e deleghe, serve a sviluppare una politica di confronto e di sviluppo di tutte le etnie, culture e lingue che si affacciano sulle rive di questo lago: c’è da progettare un “Piano Marshall” come quello che aiutò l’Europa a risollevarsi dalle rovine della Seconda guerra mondiale, favorendo la stabilizzazione democratica di tutti gli Stati rivieraschi. Non si tratta di creare una figura ministeriale doppia, ma complementare alle competenze del titolare della Politica Estera e Sicurezza Comune (Pesc) ed inevitabilmente persecutrice di una reale scelta federativa per una Unione europea non più somma di tanti Stati. La strada è lunga, ma deve pur cominciare!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:30